Roma – Kazaa ha scelto di autosospendersi o, meglio, di sospendere il download del software Kazaa dal proprio sito , uno dei più noti e frequentati dall’immensa comunità degli utenti che utilizzano sistemi di file-sharing per scambiarsi file. L’autosospensione non pregiudica la possibilità di condividere file, né tra coloro che già posseggono il software né tra tutti coloro che utilizzano lo stesso sistema di base, FastTrack, per condividere materiali digitali.
La clamorosa decisione di Kazaa è stata comunicata in un breve trafiletto , in cui si spiega che “il download del software Kazaa Media Desktop è temporaneamente e volontariamente sospeso in attesa di una sentenza presso un tribunale olandese prevista per il 31 gennaio. Ci scusiamo per l’inconveniente”. Chiunque volesse collegarsi ancora al network in FastTrack può farlo scaricando altri programmi, come Grokster o Morpheus .
Sebbene la sospensione sia volontaria, la situazione di Kazaa non è delle più semplici. Fino a questo momento, infatti, il boss Niklas Zennstrom, 35enne svedese che opera da Amsterdam, è riuscito a parare le decisioni del tribunale affermando di non possedere un network centralizzato e di non poter dunque controllare cosa viene scambiato dagli utilizzatori del suo software.
Proprio questa posizione ha consentito a Zennstrom di non chiudere lo scorso novembre, quando un giudice olandese avrebbe voluto mettere sotto chiave il network di Kazaa e multarlo di 40mila dollari americani per ogni ulteriore giorno di apertura. Non solo, Kazaa ha potuto dimostrare che l’accusa, supportata dalla società del diritto d’autore olandese Buma/Sterma, avrebbe avuto di che guadagnare indebitamente dalla sospensione dei servizi.
Ora però, il 31 di questo mese, il tribunale potrebbe trovare il modo di mettere i bastoni tra le ruote in modo definitivo a Kazaa. Non è chiaro però quale strada possa essere perseguita per chiudere un network peer-to-peer i cui “nodi” sono formati dagli “utenti partecipanti” che utilizzano persino software diversi.
La situazione è dunque fluida e sebbene nessuno si meravigli che giunga in Europa la scure repressiva dei discografici, autori negli USA della più massiccia crociata antipirateria che ha coinvolto diversi sistemi di file-sharing, a cominciare da Napster , qualcuno sostiene che per la condivisione dei file questa è la fine.
Secondo il Gartner G2 rimarranno sempre attivi piccoli gruppi di utenti capaci di scambiarsi file “in barba” alla grande discografia. Ma, prevedono gli esperti, l’epoca dello scambio di file di massa è finita. Ora si tratta di dirlo alle decine di milioni di utenti che ogni giorno condividono mezzo hard disk in tutto il mondo.