Cosa rende il Kazakistan la terra promessa del mining

Kazakistan, la terra promessa del mining

Perché le realtà impegnate nel mining delle criptovalute stanno guardando al Kazakistan per la realizzazione di impianti dedicati?
Kazakistan, la terra promessa del mining
Perché le realtà impegnate nel mining delle criptovalute stanno guardando al Kazakistan per la realizzazione di impianti dedicati?

La gloriosa nazione del Kazakistan (cit.) è pronta a diventare la patria del mining. Al paese guardano già da tempo con interesse coloro impegnati nella pratica che hanno risentito delle restrizioni applicate in Cina e hanno iniziato a fare altrettanto anche le realtà occidentali. La conferma nel progetto ufficializzato oggi da Wattum ed Energix.

Il mining si sposta in Kazakistan: perché?

La stretta di mano tra le due aziende porterà, entro il mese di luglio, all’avvio dei lavori necessari per la realizzazione di un impianto da 16 MW, a fronte di un investimento economico quantificato in due milioni di dollari. In fase di valutazione un’ulteriore iniziativa da 8 milioni di dollari per una struttura da 50 MW.

Cosa fa del Kazakistan una meta di particolare attrattiva per chi è impegnato nel mining? Oltre alla vicinanza con la Cina, che rende semplice ed economica la spedizione delle componenti necessarie provenienti dal paese asiatico, la totale assenza di tassazione sull’importazione dell’equipaggiamento necessario. Il governo locale ha inoltre già previsto l’applicazione di un’imposta sui proventi generati: sebbene questo potrebbe essere interpretato come una spesa da sostenere, garantisce il pieno supporto da parte delle autorità, senza correre il rischio di dover in futuro fare i conti con ban o restrizioni come altrove.

Il tutto ha però un suo costo e come si può immaginare viene pagato in termini di sostenibilità, come spesso accade quando in gioco ci sono Bitcoin, Ethereum e altri asset basati su blockchain. Da un lato nel territorio c’è ampia disponibilità di corrente elettrica, ma dall’altro il surplus non proviene da fonti pulite e rinnovabili, poiché la maggior parte delle centrali impiega ancora il carbone.

Doveroso precisare che l’iniziativa annunciata oggi non rappresenta una prima assoluta: la stessa Energix ha già in gestione un altro impianto simile da 180 MW nella città di Ekibastuz. Anche il competitor BIT Mining a fine maggio ha scelto di investire 9,33 milioni di dollari per realizzarne uno da 100 MW.

Fonte: Wattum
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Pubblicato il 17 giu 2021
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