Kim Dotcom e i Palazzi del copyright

Kim Dotcom e i Palazzi del copyright

Il founder di Megaupload pubblica un libro bianco sugli oscuri rapporti tra il business del diritto d'autore e l'Amministrazione Obama. In attesa di una decisione cruciale nel caso d'estradizione
Il founder di Megaupload pubblica un libro bianco sugli oscuri rapporti tra il business del diritto d'autore e l'Amministrazione Obama. In attesa di una decisione cruciale nel caso d'estradizione

La Silicon Valley trasformata in un’area sorvegliata, con centinaia di smanettoni trattati alla stregua di pericolosi terroristi. Nuova questione di sicurezza nazionale, la tutela del diritto d’autore ha portato il business dell’industria audiovisiva al centro dell’agenda alla Casa Bianca, che si sarebbe venduta alle major di Hollywood per calpestare i diritti digitali dei netizen.

Più volte annunciato dal boss del file hosting Kim Dotcom, un libro bianco di quasi 40 pagine ha messo all’angolo il governo di Washington, accusato di aver venduto l’anima ai colossi dell’industria cinematografica per seminare il panico tra i condivisori di contenuti a mezzo storage. Gli azionisti miliardari delle più potenti aziende statunitensi avrebbero ormai trovato nell’Amministrazione Obama un alleato affidabile e pronto all’intervento armato .

Stilato dagli avvocati di Dotcom, il white paper è stato pubblicato in formato PDF sul sito ufficiale dello stesso founder di Megaupload, ancora in attesa di conoscere il suo destino legale dopo la richiesta di estradizione formulata dal Department of Justice (DoJ) al giudice neozelandese. Nel mirino del mega-impero è così finito l’ex-senatore statunitense Chris Dodd , chairman di MPAA e grande amico del vicepresidente Joe Biden.

Nelle accuse dei legali di Dotcom, Chris Dodd avrebbe sfruttato la sua solida amicizia con il secondo di Barack Obama per trasformare la Casa Bianca in una presidio del copyright, perseguitando piattaforme legali come Megaupload e, di riflesso, le fondamentali libertà garantite da Internet agli utenti del Pianeta. “È tutto così non-americano – si legge all’inizio del white paper – Leggete e svegliatevi”.

Mentre l’imprenditore di origini tedesche denuncia i rapporti più oscuri tra il potere governativo e quello privato, la sua estenuante sfida legale rischia un epilogo che sta terrorizzando il Dipartimento di Giustizia. Al giudice statunitense Liam O ‘Grady spetterà il delicato compito di decidere se le autorità federali abbiano davvero le facoltà giurisdizionali per incriminare le attività di un’azienda operativa all’estero .

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
8 mag 2013
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