Roma – A Wall Street i titoli delle imprese che si occupano di tecnologie biometriche, quelle che sfruttano le caratteristiche fisiche di una persona per autenticare la sua identità, volano ormai da settimane, dal giorno dei sanguinosi attentati terroristici su New York e Washington.
Ma la ACLU, la potente organizzazione americana per i diritti civili, ha condannato senza riserve le tecnologie di riconoscimento facciale, due dei sistemi biometrici che si stanno rapidamente diffondendo negli aeroporti statunitensi. Secondo la ACLU siamo dinanzi ad un mezzo pericoloso per la privacy, invasivo e soggetto ad errori o mancati riconoscimenti con grande frequenza. “È chiarissimo – spiega uno statement della ACLU – che i benefici per la sicurezza di un approccio del genere sarebbero vicini allo zero, per una semplice ragione: la tecnologia non funziona”.
“Dicono che prenderanno i cattivi, – ha ironizzato Barry Steinhardt, uno dei dirigenti della ACLU – che arresteranno i terroristi. L’unico problema è che non esiste un database di terroristi, né i terroristi faranno la fila per mandare la propria fotografia a Langley” (sede della CIA, ndr.).
Una delle questioni centrali, secondo l’associazione, sta nel fatto che le tecnologie di riconoscimento facciale per funzionare a dovere hanno bisogno di un database di volti, ognuno dei quali deve essere confrontato con la faccia di tutti coloro che vengono sottoposti alla misurazione. Il sistema può segnalare qualcosa, dunque, solo quando “riconosce” un volto e “se” lo riconosce.
“Questa tecnologia – ha attaccato Steinhardt – diventerà un modo in più per tracciare gli spostamenti di civili innocenti e per dare alla gente un falso senso di sicurezza. Perché questo sistema non funziona”.
La ACLU si è servita per il suo affondo anche della consulenza di un esperto di sicurezza indipendente, Richard Smith, che ai giornalisti ha spiegato come uno dei sistemi più in “auge”, quello della Visionics Corporation, “se le luci sono giuste, se lo sfondo è completamente bianco e se la postura del volto è la stessa, allora funziona quasi sempre. Ma basta avere degli occhiali da sole per ingannare totalmente il sistema”.
Frances Zelazny, portavoce della Visionics, ha ribattuto che “la gente va all’aeroporto per viaggiare, che è un privilegio non un diritto. E se qualcuno dovrà togliersi gli occhiali per fare un test di comparazione su un database di terroristi, questo è ragionevole”. Ma sul sito di Visionics le immagini per la stampa indicano un sistema capace di riconoscere un volto nella folla e non certo in uno “studio fotografico”. Secondo l’azienda però un database di volti di terroristi esiste: “Come lo chiamiamo i 10 Most Wanted dell’FBI? Il terrore ha dei volti. Il fatto che (dopo l’attentato, ndr) FBI e CIA ci hanno messo 24 ore a fornire le immagini dei terroristi dimostra che c’è un database”.
Secondo Smith i sistemi sbagliano troppo. Viisage, azienda concorrente di Visionics, ha un sistema che sbaglia una volta su 300. E ha aggiunto che la CIA sapeva che 2 dei 19 dirottatori dell’11 settembre erano negli USA e per saperlo non ha avuto bisogno di un sistema biometrico. “Uno di loro – ha detto Smith – aveva il nome negli elenchi telefonici di San Diego”.
ACLU insiste spiegando che il Servizio di Immigrazione e Naturalizzazione ha già respinto l’uso del sistema di riconoscimento facciale presso il confine messicano in quanto impreciso. E molti riconoscimenti errati sono stati compiuti anche dal Ministero della Difesa americana, che ha studiato la tecnologia.
Nel frattempo, però, i sistemi di Visionics e Viisage sono ospiti sempre più frequenti delle stazioni aeroportuali statunitensi.