La Carolina del Sud reclama jammer dietro le sbarre

La Carolina del Sud reclama jammer dietro le sbarre

I responsabili delle prigioni statali lamentano l'impossibilità di disturbare le comunicazioni cellulari nelle carceri. I prigionieri continuano a telefonare e a infrangere la legge nonostante cani poliziotto e perquisizioni
I responsabili delle prigioni statali lamentano l'impossibilità di disturbare le comunicazioni cellulari nelle carceri. I prigionieri continuano a telefonare e a infrangere la legge nonostante cani poliziotto e perquisizioni

“La legge non è al passo coi tempi né con la tecnologia”, denuncia Jon Ozmint, responsabile delle prigioni dello stato USA della Carolina del Sud . Il problema? Gli agenti federali del FBI possono disturbare le comunicazioni cellulari quanto vogliono, ma il passepartout del jamming telefonico non è affare che competa ai singoli stati della confederazione nordamericana . Con danni non indifferenti, dice Ozmint, per la sicurezza e il funzionamento delle strutture detentive.

“È semplicemente ipocrita al di là della ragionevolezza che il grande e cattivo governo federale dica Oh, beh, noi possiamo usare questa tecnologia, ma voi piccolo staterello non potete usare la stessa tecnologia per proteggere i vostri cittadini si lamenta Ozmint non senza un tocco di colore. Il Communications Act proibisce infatti alle autorità dei singoli stati di far uso di dispositivi di interferenza delle comunicazioni radio , prevenendo in tal modo un possibile disturbo delle linee aeree nazionali.

I jammer non si possono usare, ma i detenuti della Carolina del Sud continuano invece a fare uso, sostanzialmente indisturbati, dei telefoni cellulari per ogni tipo di attività, non ultima quella che prevede un qualche tentativo di evasione di genere cinematografico , nascosti magari in un furgone dell’immondizia per levare le tende da una prigione di massima sicurezza.

Ozmint e chi promuove l’uso dei jammer sostiene che le torri di indirizzamento del segnale potrebbero essere dirette in modo da bloccare solo le chiamate all’interno degli istituti penitenziari , lasciando indisturbate le comunicazioni all’esterno. Il budget statale per il contenimento e la rieducazione dei criminali è sempre più ridotto, denuncia l’ufficiale, mentre facendo affidamento sui jammer si potrebbe arrivare a gestire un sistema più efficiente.

“Non abbiamo alcuna autorità di concederlo anche se pensassimo che valesse la pena installare i jammer”, dice il portavoce della Federal Communications Commission Robert Kenny. Se si vuole autorizzare l’uso di una simile tecnologia nell’ambito dei singoli stati occorre che intervenga direttamente il Congresso a modificare la legge.

Nel mentre, la discussione sui jammer è animata anche da chi non è affatto convinto, al contrario di Ozmint, della loro sicurezza ed efficacia. Joe Farren, portavoce dell’organizzazione CTIA-The Wireless Association , denuncia il rischio di “bloccare le chiamate di emergenza”. “Fai entrare i segnali dei jammer – dice Farren – e interferisci con comunicazioni critiche, di vita o di morte”.

I jammer non convincono nemmeno Zack Kendall, specialista di sicurezza per il sistema penitenziario della Carolina del Nord, secondo il quale la tecnologia sarebbe difficile da sfruttare in maniera adeguata , sussistendo rischi di interferenza anche con le normali comunicazioni di servizio degli istituti, oltre a quelle degli impenitenti detenuti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
23 ott 2008
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