La colonscopia virtuale non basta

La colonscopia virtuale non basta

Lo afferma uno studio americano che sconfessa almeno in parte una ricerca apparsa su una prestigiosa rivista scientifica, secondo cui i nuovi computer e le immagini 3D potrebbero rimpiazzare un esame inviso ai pazienti
Lo afferma uno studio americano che sconfessa almeno in parte una ricerca apparsa su una prestigiosa rivista scientifica, secondo cui i nuovi computer e le immagini 3D potrebbero rimpiazzare un esame inviso ai pazienti


Washington (USA) – Lo scorso dicembre uno studio pubblicato nel prestigioso The New England Journal of Medicine aveva aperto nuove speranze nella diagnosi di tumori e altre patologie al colon, assai diffuse nelle popolazioni occidentali. Si affermava, infatti, che utilizzando le più avanzate tecnologie 3D si potrebbero realizzare immagini sufficientemente dettagliate per poter evitare la tradizionale colonscopia.

Ora un nuovo studio, pubblicato questa volta sul Journal dell’Associazione dei medici americani, il JAMA, ha sconfessato questa impostazione.

Questo nuovo studio trae i suoi risultati dall’analisi dei casi che riguardano 600 pazienti trattati in nove centri anti-tumorali che si trovano negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, casi che sembrano indicare come, per quanto promettenti, le immagini tridimensionali realizzate ed elaborate grazie a speciali sensori e computer non sono sufficienti ad individuare con certezza le caratteristiche dei tumori al colon.

La colonscopia, che consiste nell’inserimento di una sonda nel retto capace di analizzare le caratteristiche del tessuto, è da sempre uno degli esami più invisi ai pazienti che devono sottoporvisi.

“Oggi come oggi – ha affermato il direttore del centro delle patologie digestive della Medical University del South Carolina, Peter Cotton – non lo raccomanderei (lo screening virtuale, ndr.) – E’ una doccia fredda, naturalmente, che ci deve imporre una riflessione”.

Immediata è arrivata la replica degli autori del primo studio, che hanno ribadito la validità delle nuove tecnologie di screening affermando che, semmai, il problema risiede nella formazione dei medici radiologi e la loro capacità di interpretare correttamente quanto individuato dalle nuove macchine che eseguono una sorta di scansione virtuale del retto.

Tra i problemi rilevati sul Journal c’è, però, anche il fatto che una colonscopia tradizionale può consentire, una volta individuato per esempio un polipo intestinale, di procedere anche alla sua rimozione. Con l’analisi virtuale, viene detto, anche se il polipo viene individuato sorge il problema di una scelta: operare subito o verificare l’andamento del polipo, magari aspettando di capire se si ingrandisce o meno?

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Pubblicato il 15 apr 2004
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