Roma – Internet fa molte cose ed una di queste è produrre ansie, fobìe e vertigini in chi si mette un mouse in mano senza riuscire a staccarsene, finendo per navigare ore ed ore in siti di medicina. Ad affermarlo è uno studio britannico che ha identificato una sorta di novella patologia denominata “cybercondria”.
Il cybercondriaco è dunque l’utente che si circonda di informazioni e notizie mediche, estrapolate dai siti più diversi, individuando su di sé via via i sintomi delle patologie più curiose o pericolose. Vittima dell’ipertesto, il cybercondriaco rappresenta in fondo un’occasione per ricordare che la rete fa bene solo se la si prende con un minimo di consapevolezza.
Nel corso di 18 mesi i ricercatori britannici dell’Università di Derby hanno studiato molti siti internet dedicati a malattie tradizionali e patologie esotiche, farmaci naturali, rimedi della nonna e elenchi di sintomatologie. A loro dire ci si trova dinanzi ad una messe di informazioni di qualità scarsa o scarsissima che si traduce in consigli e suggerimenti fallaci che inducono i cybercondriaci a trarre diagnosi errate da sintomi più o meno reali da loro avvertiti.
Intrappolato nella rete dell’informazione medica, il cybercondriaco non è in realtà una novità: da sempre c’è chi sconsiglia la frequentazione ossessiva delle buone vecchie enciclopedie mediche cartacee, come a dire che anche un’informazione specializzata di qualità non fa sempre bene. Ma la preoccupazione dei ricercatori britannici è puntata invece proprio sui siti meno attendibili, quelli che non sono collegati ad associazioni o enti del mondo medico e che spesso e volentieri rilasciano informazioni palesemente sbagliate.
“Abbiamo capito – ha spiegato Neil Coulson, a capo del team degli scienziati di Derby – che chi utilizza questi siti potrebbe prendere per buoni suggerimenti medici che non lo sono”.
Coulson non ha però voluto demolire la rete, visto che il problema è il modo in cui la si utilizza, ed ha anzi ricordato che essa “si dimostra una notevole fonte di sostegno per milioni di persone, quando viene usata correttamente”.