La giapponese NTT adotta IPv6

La giapponese NTT adotta IPv6

Il passo è, come si dice, da giganti. Perché l'implementazione del nuovo protocollo di rete, auspicata da Vint Cerf, è decisiva per la sua stabilità. Un colosso come NTT può lanciarlo
Il passo è, come si dice, da giganti. Perché l'implementazione del nuovo protocollo di rete, auspicata da Vint Cerf, è decisiva per la sua stabilità. Un colosso come NTT può lanciarlo


Web – La notizia è di quelle destinate a sollevare moltissima polvere. NTT , il colosso delle telecomunicazioni giapponesi, ha annunciato i primi servizi internet che supportano il protocollo di rete IPv6 . Una “mossa” che manda a marcire in soffitta IPv4, il protocollo che da decenni “sostiene” la rete.

NTT, che da sempre partecipa all’IPv6 Forum, ha annunciato che a partire da aprile sarà aperto un servizio internet commerciale che prevede una serie di servizi in partnership con altre aziende e una flat-rate per l’accesso. In particolare saranno le aziende, gli operatori internet e i produttori di tecnologie di rete a collaudare i prodotti e le applicazioni dedicate a IPv6 che NTT metterà in campo. Fino ad oggi IPv6 era disponibile soltanto su alcune reti di ricerca, come quella della Internet Engineering Task Force . Proprio la IETF ha sviluppato la versione originale di IPv6.

IPv6 offre molti vantaggi rispetto a IPv4. Anzitutto utilizza uno schema di indirizzamento a 128 bit che consente di supportare un numero pressoché illimitato di sistemi identificabili con un unico numero sull’intera rete. Un “balzo” in avanti rispetto allo schema attuale a 32 bit. E ci sono vantaggi evidenti anche sul piano della sicurezza e dell’amministrazione di una rete molto più stabile.

Il problema è che la migrazione a IPv6 è lenta e costosa e richiede un impegno forte per lo sviluppo di prodotti e applicazioni che siano adatti alle nuove possibilità. Per questo, dicono quelli dell’ IPv6 Forum , l’annuncio di NTT assume un rilievo ancora più importante.

L’adozione dell’IPv6 è attesa dagli esperti da molto tempo. Tra i più autorevoli pareri pesa quello di Vint Cerf, “padre” del TCP/IP, secondo cui se non si adotta il nuovo protocollo non si può escludere il collasso della rete, dato il continuo moltiplicarsi delle risorse connesse in tutto il mondo.

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Pubblicato il 23 mar 2000
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