La guerra tecnologica

La guerra tecnologica

Ricercatori, autorità e businessman lavorano per implementare ritrovati hi-tech ai limiti della fantascienza. Per combattere il terrorismo o vincere le battaglie
Ricercatori, autorità e businessman lavorano per implementare ritrovati hi-tech ai limiti della fantascienza. Per combattere il terrorismo o vincere le battaglie

La minaccia del terrorismo la si combatte anche con la tecnologia, sia che si tratti di nuove tecnologie di riconoscimento per le telecamere a circuito chiuso (CCTV) che della manipolazione e la “lettura” del pensiero. Per quanto riguarda il primo caso, un progetto europeo noto come SUBITO ha l’obiettivo di fornire alle CCTV la capacità di riconoscere i bagagli incustoditi per sventare potenziali attacchi a luoghi pubblici e infrastrutture.

Nell’ambito del progetto (a cui partecipano varie organizzazioni e istituzioni europee con i fondi della Commissione di Bruxelles), la finlandese VTT ha realizzato un software in grado appunto di riconoscere valige e borse abbandonati all’interno dello spazio tenuto sotto controllo dalle telecamere. Una volta individuati i bagagli sospetti, il programma è in grado di identificare, localizzare e tracciare le persone responsabili del loro abbandono.

VTT garantisce il rispetto della privacy e la convenienza del suo software, implementabile nei sistemi CCTV già installati e quindi senza la necessità di rinnovi o installazioni ex-novo. La consapevolezza, da parte di avventori e passanti, di venire tracciati oltre a essere controllati dagli obiettivi sempre puntati delle CCTV dovrebbe augurabilmente servire da deterrente per qualunque terrorista o “genio del male” in circolazione.

Lo stesso genio del male potrebbe invece farla franca con un’altra tecnologia a cui lavorano i ricercatori – questa volta statunitensi – ovvero l’ interpretazione delle onde cerebrali durante gli interrogatori di sospetti. In questo caso, la scarsità di informazioni a disposizione di interrogato e interrogante ancora rappresentano un ostacolo difficile da superare per l’applicazione pratica dell’interpretazione degli impulsi elettrici del cervello.

Laddove il DARPA è convinto di poter mettere a frutto la manipolazione del cervello è invece nel controllo delle menti dei soldati in situazioni di stress sul campo di battaglia. L’agenzia del Pentagono ha dato mandato – e fornito i fondi – al neuroscienziato William Tyler per realizzare un elmetto in grado di stimolare il cervello dall’esterno con le onde ultrasoniche . Tra gli obiettivi in questo caso non c’è il “banale” controllo del pensiero, quanto piuttosto la mitigazione degli effetti metabolici dei traumi cerebrali, la riduzione di stress, ansietà e dolore.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
14 set 2010
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