La mia IPTV è fattibile?

La mia IPTV è fattibile?

di Michele Favara Pedarsi - Breve viaggio in ciò che serve per costruire una capacità produttiva televisiva da mettere a disposizione in rete. Cosa richiede e, soprattutto, a chi conviene farlo magari indebitando le famiglie italiane?
di Michele Favara Pedarsi - Breve viaggio in ciò che serve per costruire una capacità produttiva televisiva da mettere a disposizione in rete. Cosa richiede e, soprattutto, a chi conviene farlo magari indebitando le famiglie italiane?

Dopo essermi posto la domanda principe ? il perché ? oggi mi chiedo come potrei costruire il mio palinsesto televisivo IP commerciale. Piuttosto che pagare royalty ai produttori di contenuti e ai produttori di tecnologia chiusa, investirei sulle persone: redattori, giornalisti, tecnici informatici, sviluppatori dei codec e dei software aperti, e autori dei contenuti autoprodotti.

Una redazione per cercare estensivamente, selezionare con attenzione, e presentare i materiali autoprodotti dagli utenti; i tecnici per le necessarie implicazioni tecniche di montaggio e gestione della media farm; e un sistema di bounties per foraggiare la creatività indipendente di chi contribuisce indirettamente al mio progetto imprenditoriale sia fornendo una tecnologia sempre migliore, sia chi per passione autoproduce contenuti che la mia redazione può identificare, sfruttare e per questo remunerare in base agli indici di gradimento.

Dopodiché veicolerei tutto con Peercast , opportunamente modificato per garantirmi i ritorni, tagliando definitivamente i costi di accesso alla rete. Ma io sono un informatico, non un manager; e oggi il mondo è in mano ai manager, che considerano gli informatici dei meri operai: vediamo dunque come sembra muoversi il mondo del business.

Sorvolo sul tema dei contenuti ? produzione e archiviazione ? perché, ammesso e non concesso che abbia o le risorse per produrli, o i soldi per acquistarli e un numero sufficiente di utenti a cui proporli, il nodo più ostico rimane quello della trasmissione. Trasmettere IPTV significa ? primo ? inviare un grande quantitativo di dati ? secondo ? ad una moltitudine di utenti.

Il primo problema dunque consiste nel quantificare il singolo flusso A/V in modo che le mie trasmissioni abbiano un buon rapporto tra la qualità A/V e la quantità di dati; questo perché la dimensione del singolo flusso A/V poi inciderà sensibilmente sui costi del collegamento della mia media farm agli spettatori paganti.

La scelta del codec
Tralasciando alcune variabili che introducono overhead nella trasmissione, e volendo dare l’ HDTV ai miei utenti, il grosso dei dati dipende dalla codifica che mi permette di ridurre sensibilmente le dimensioni originali del video al fine di agevolarne la trasmissione.

Il formato usato, ad esempio, da George Lucas per girare “Star Wars Episode III” è il 1080p30: 1080 linee di risoluzione verticale non interlacciata (progressiva), per 1920 linee orizzontali – due milioni di pixel – a 30 frame al secondo; in tutto 1,485 Gb/s. Intrasferibili via rete geografica da qui a 15 anni almeno, vista l’impossibilità di accertarsi il ritorno dell’investimento necessario a costruire una Ngn sufficientemente capiente; a meno che, ovvio, non mi dia da fare per attingere pesantemente al forziere statale a cui tutti contribuiamo.

I codec oggi disponibili sono moltissimi; basta infatti una piccola ricerca in rete per imbattersi in una selva di formati audio e video nati per le esigenze più disparate. Tuttavia i codec più efficaci nella compressione sono quelli di tipo lossy, quelli ovvero che perdono informazione durante la compressione, e tra questi abbiamo potuto godere dell’MPEG1 sui VCD e dell’MPEG2 sui DVD; a breve avremo a portata anche l’ MPEG4 nella variante AVC (part 10), su HD-DVD/Blue Ray.

L’implementazione che scelgo come punto di riferimento, trattandosi di una scelta da effettuare su un piano commerciale, è quella di Apple: indubbiamente impegnata sulla qualità A/V e capace di offrire garanzie sufficienti a farmi dormire sonni tranquilli. L’implementazione MPEG4 AVC di Apple permette di trasmettere video 1080p24 con 7-8 mbps.

Per questioni puramente commerciali però, l’Mpeg4 non è il solo concorrente che ho vagliato per la mia ipotetica IPTV. Infatti Microsoft, che propone un modello di business come al solito molto attraente, nel navigare il loro sito sembra indicare un codec proprietario chiamato VC-1 . Il codec suggerito da Microsoft nei suoi prodotti Window Media permette di trasferire video 1080p30 con 20mbps; quantità di banda elevata a fronte però, come dichiarato sul sito Microsoft, di complessità inferiore che si ripercuote sul costo dei dispositivi e nella durata delle batterie dei dispositivi portatili. Oltre ad un sistema di DRM a prova di bomba, almeno per il momento: la storia insegna che l’inviolabilità di un sistema di protezione è decretabile solo dopo che abbia raggiunto le masse. Per questioni questa volta etiche, ma anche di tranquillità personale, ho anche preso in considerazione un codec analogo ma open source: Theora , che unisce il codec video VP-3 della On2 Technologies – oggi completamente libero da royalties – al codec audio Ogg, e mira alla competitività con MPEG4; l’MPEG4 infatti è coperto da brevetti che attualmente sono rivendicati da almeno due dozzine di aziende; e osservando sia i piani di AT&T , sia la licenza di VC-1, il codec Theora potrebbe essere l’unico a mettermi al riparo da possibili ripercussioni future sulla mia indipendenza e, in ultima analisi, sulla longevità e i costi della mia attività.

Passando dalla fase speculativa a quella di test, ho dovuto poi fare i conti con la dura realtà dei fatti che mi ha visto escludere il codec open source, Theora, per incompletezza e assenza di garanzie fornite da terzi; infine, a livello tecnico preferirei Apple perché più performante, ma a livello economico Microsoft sembrerebbe dare maggiori garanzie: ma come faccio a raggiungere i miei utenti se in Italia ci sono solo 8 milioni di connessioni broadband e solo in piccolissima percentuale sulla carta hanno 20 Mega? E se considero che nei fatti mi è perfino impossibile garantire la fruibilità dei 20 Mega?

La banda Internet
Il secondo problema poi consiste nel dimensionare il mio collegamento ad Internet per poter servire tutti gli utenti. Ma uno alla volta o tutti insieme? Mi spiego meglio: se io dovessi realizzare un palinsesto tradizionale come le reti televisive che conosciamo tutti, ovvero che inviano la stessa trasmissione nello stesso istante a tutti gli spettatori, potrei utilizzare il multicast ; in questo modo “il calcolatore sorgente invia una sola copia dell’informazione (indipendentemente dal numero di destinatari), saranno poi gli M-Router (Multicast Router) che moltiplicheranno l’informazione quando necessario”.

Ma se io volessi realizzare il vero video-on-demand, dove l’utente chiede e io invio, sarebbe veramente difficile per due utenti richiedere lo stesso contenuto nello stesso istante: sarebbe quindi inevitabile per me dover dimensionare hardware e connessione in funzione della necessità di inviare un flusso di dati diverso ad ogni utente. E questo richiede risorse di rete non indifferenti, non solo i 7-20 mega per ogni cliente che devo servire simultaneamente dalla mia media farm, ma anche, a livello macroscopico, la capacità trasmissiva della rete italiana di TLC: attualmente è impossibile.

Unica soluzione la NGN – New Generation Network
Mentre io osservo dunque l’evoluzione di Democracy Player , torno a chiedere: a chi serve questo tipo di IPTV? Per assecondare questo tipo di business dobbiamo finanziare, con le tasse o con prestiti e interessi, la costruzione di una NGN valutata 800-1500 euro a famiglia, 10 miliardi per partire, 30 per essere completata in 10 anni. Conviene ai cittadini oppure conviene alla grande distribuzione organizzata di cui SKY, Telecom e Microsoft fanno parte?

Attenti, anche voi operatori minori, non ho chiesto cosa vi piacerebbe, ho chiesto se vi conviene: già a partire dal 2010 potremmo infatti ritrovarci ad invidiare i 200 milioni di cinesi ricchi connessi broadband ad internet o tecnologie d’oltreoceano che vi costringeranno ad uscire dal mercato TLC.
Compatrioti, per favore fate in fretta a decidere.

Michele Favara Pedarsi

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Pubblicato il
24 ott 2006
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