La privacy del digitale

La privacy del digitale

Un convegno per presentare uno studio che vede la collaborazione tra diversi atenei. Le sfide per sicurezza e trasparenza nei social network discusse a Roma
Un convegno per presentare uno studio che vede la collaborazione tra diversi atenei. Le sfide per sicurezza e trasparenza nei social network discusse a Roma

Si terrà il prossimo 6 giugno a Roma, presso l’Aula Magna dell’Università Europea, il convegno dal titolo: “Privacy, Sicurezza e Trasparenza nell’Era Digitale”. Nel pomeriggio della Capitale saranno illustrati i risultati di uno studio condotto dal laboratorio In.Di.Co. ( Informazione Diritto Comunicazione ) dell’Università di Salerno e realizzato in collaborazione con l’ateneo che ospita la manifestazione, che illustra il complesso rapporto esistente tra i giovani studenti universitari e la privacy nei nuovi contesti di comunicazione digitale.

Lo scopo dello studio era tentare di chiarire l’effettiva competenza e consapevolezza degli studenti per quanto riguarda i mezzi di comunicazione digitali, ad esempio i social network, e il loro approccio alle problematiche in materia di riservatezza e protezione dei dati personali in questi ambiti. La maggioranza, il 68 per cento, ha mostrato una certa preoccupazione su quanto affidabili siano effettivamente le piattaforme digitali social nel garantire la riservatezza dei dati, ma allo stesso tempo gli studenti (59 per cento) non disdegnano cedere le proprie informazioni in cambio di un servizio gratuito, nè avvertono (75 per cento) la profilazione come un rischio immediato. La maggioranza degli studenti (59 per cento) mostra comunque una certa conoscenza delle impostazioni privacy dei servizi, segno che l’utilizzo delle piattaforme resta comunque non passivo.

I risultati mostrano, secondo gli estensori dello studio, la necessità di rafforzare il dibattito sulla trasparenza degli strumenti digitali, poiché “occorre dare un maggior peso alla privacy by design, garantendo una forma di tutela preventiva e non rimediale e prevedendo che le impostazioni dei servizi offerti via internet sia determinata di default in modo da assicurare la massima privacy per gli utenti. L’eventuale disclosure delle informazioni personali, infatti, può essere gestita autonomamente dagli utenti, a condizione che siano sufficentemente formati agli eventuali rischi e che gli vengano forniti adeguati strumenti di controllo”.

Ancora, sarebbe opportuno che alla privacy fosse “affiancata anche la transparency, intesa non solo come informazione sui servizi e segnalazione di potenziali rischi, ma anche come forte comunicazione intorno agli strumenti di gestione e controllo dei dati messi a disposizione degli utenti. Le piattaforme informatiche devono essere user-friendly relativamente alle impostazioni privacy che offrono agli utenti. (…) In caso di modifiche di tali impostazioni, gli utenti ne dovrebbero essere informati tempestivamente e preventivamene e dovrebbe essere concesso loro un periodo di tempo ragionevole prima che le modifiche stesse divengano operative”.

L’argomento, sviscerato nello studio, si presta ad un ampio dibattito: dalla garanzia della riservatezza dei dati personali alla sicurezza dei sistemi che li ospitano il passo è breve, così come complessa è la questione dell’armonizzazione delle norme nazionali all’interno di piattaforme che quasi sempre hanno un pubblico internazionale. La risposta, per evitare di “essere superati dalla rapida evoluzione tecnica”, è un intenso lavoro delle authority con gli stakeholder coinvolti (social network e motori di ricerca in primis) per definire criteri unici e unificati di qualità della gestione sicura e trasparente dei dati personali.

Dopo il saluto di P.Paolo Scarafoni, rettore dell’Università Europea di Roma, e di Alberto Gambino, direttore del Dipartimento di Didattica e Ricerca in Scienze Umane nonchè ordinario di Diritto Privato dello stesso ateneo, i lavori saranno coordinati dal professor Salvatore Sica dell’Università di Salerno, che è anche uno degli autori dello studio. Seguiranno poi le relazioni di Augusta Iannini, vicepresidente Autorità Garante per i Dati Personali, di Fabiano Lazzarini, direttore generale IAB Italia, del professor Giovanni Maria Riccio, associato di Diritto Privato comparato presso l’Università di Salerno e co-autore dello studio, e del professor Andrea Stazi, docente di Diritto Privato comparato dell’Università Europea. Le conclusioni saranno infine affidate nuovamente al professor Sica.

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Pubblicato il
4 giu 2013
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