La radio? Nacque col DRM

La radio? Nacque col DRM

Una delle prime soluzioni tecnologiche anti-copia prevedeva l'acquisto di una radioricevente per ogni stazione. Spettacolare fallimento da 20esimo secolo, che ricorda però molto da vicino le attuali politiche DRM
Una delle prime soluzioni tecnologiche anti-copia prevedeva l'acquisto di una radioricevente per ogni stazione. Spettacolare fallimento da 20esimo secolo, che ricorda però molto da vicino le attuali politiche DRM

L’idea risale al 1923, e coincide con l’introduzione delle trasmissioni radio in Australia. Il sistema iniziale prevedeva l’adozione di una sorta di schema DRM ante-litteram , con il compito di imbrigliare i circuiti analogici e costringerli ad operare in maniera ridotta per fruttare il massimo possibile alle stazioni e il minimo sindacale agli acquirenti. L’idea è fallita molto presto , e rappresenta un interessante episodio storico da segnalare nel sempre più infuocato dibattito nato attorno alle tecnologie anti-copia moderne .

Un antico dispositivo E del maggio del ’23 la proposta di Amalgamated Wireless Australasia (AWA), società proprietaria di alcuni tra i più importanti brevetti delle comunicazioni mobili dell’isola, di istituire un sistema di “broadcasting competitivo” per le stazioni radio, ognuna delle quali avrebbe avuto accesso esclusivo ad una particolare frequenza dello spettro elettromagnetico in una data zona, e avrebbe altresì guadagnato dal pagamento delle sottoscrizioni da parte degli acquirenti, i cui apparecchi riceventi sarebbero stati “chiusi” e capaci di sintonizzarsi solo su quella stessa frequenza di proprietà della stazione .

Dopo due mesi la proposta venne approvata, e per la fine dello stesso anno le stazioni registrate erano sei. Purtroppo per loro, già a marzo 1924 divenne chiaro che il sistema era stato un completo fallimento : ufficialmente, soltanto 1.400 ascoltatori avevano pagato regolarmente la propria sottoscrizione . Fuor di statistica, non si hanno numeri concreti su quanti al contrario preferirono adoperare soluzioni alternative, un po’ come i moderni utenti del P2P che preferiscono eMule a iTunes.

Tra i tanti lati negativi dello “schema DRM” più vecchio di cui si abbia notizia, vi fu lo scarso dei commercianti nello spingere all’adozione del prodotto: a conti fatti si trattava di vendere una tecnologia potenzialmente in grado di ricevere decine di stazioni diverse, ma bloccata e limitata artificialmente nelle proprie capacità effettive .

Neanche a dirlo, le radio col DRM vennero ben presto abbandonate, lasciando il posto a ricevitori “aperti” e ad un doppio sistema di broadcasting: le stazioni radio di tipo “B”, finanziate dai ricavi pubblicitari, e quelle di tipo “A”, basate sulla sottoscrizione da parte degli ascoltatori. Liberare le radio si rivelò di fondamentale importanza , e per la fine del 1924 già si contavano 38mila australiani possessori di una regolare licenza di ascolto per le stazioni di tipo “A”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
6 dic 2007
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