La Rete? Non offre alcuna garanzia

La Rete? Non offre alcuna garanzia

di P. Pietrosanti - Le promesse di Internet devono fare i conti con le censure: dalla connivenza delle multimedialità alla negazione delle accessibilità. No ai brevetti, certo, ma sì a certe altre cosucce
di P. Pietrosanti - Le promesse di Internet devono fare i conti con le censure: dalla connivenza delle multimedialità alla negazione delle accessibilità. No ai brevetti, certo, ma sì a certe altre cosucce


Roma – Ho chiesto a Punto Informatico, cioè alla intelligenza indubbia e palesemente aperta di chi Punto Informatico dirige e fa, di aiutarmi a rivolgermi a chi sta lottando da tempo in relazione a quanto la Unione Europea rischia di disporre in sede legislativa sulla brevettabilità del software . Ringrazio quindi Punto Informatico per la ospitalità. Forse qualcuno ricorderà – anche grazie alla informazione che in proposito ne diede proprio questa testata telematica – come feci scoppiare il caso Harry Potter e come in proposito grazie all’Avv. Iuri Maria Prado battei in Tribunale addirittura la scrittrice più ricca del mondo, l’autrice – appunto – della saga del maghetto.

Sono non solo intenzionato ma ormai pronto a riprendere e rilanciare quella battaglia, ma mi interessa a proposito della mobilitazione in corso ora esprimere alcuni pensieri.

Mi piacerebbe che chi vive di Rete e in Rete fosse Sensibile non solo alla libertà dai brevetti, ma anche alla libertà di espressione di quel miliardo di umani che oggi ha accesso a Internet, a una rete mondiale in cui chi vi entra non ha alcuna garanzia se non quelle derivanti dalla sua cittadinanza o dal territorio in cui qualche macchina è ospitata. La rete ad oggi non ha esteso libertà e democrazia , tanto che addirittura giganti americani come Google e Yahoo! censurano i loro clienti (ripeto: censurano i loro clienti se hanno gli occhi a mandorla). Sarebbe una metafora perfetta, se non fosse una realtà crudissima.

Io sono cieco, e quindi ho problemi grossi a navigare in rete se non vengono rispettate alcune regole in certi siti . Se fossi un navigante in mare e ci vedessi avrei problemi gravi se natanti in giro se ne infischiassero dei codici della navigazione. Per lo più i natanti in mare non se ne infischiano, stante che esiste, per l’appunto, un diritto della navigazione.

In rete non esiste un diritto della navigazione . Tanto non esiste che due gigantesche aziende come Google e Yahoo! si fanno cinesi, cioè scelgono la censura.
Un cinese che volesse cercare liberamente informazioni, con Google o Yahoo, sul Panchen Lama, per dire, o su Wei Jingsheng, non troverebbe nulla, subirebbe la censura operata da queste enormi aziende americane.

Ma il censurato da chi va a pretendere il ripristino dei suoi diritti?
Dal giudice cinese? No, figuriamoci. Da quello americano? Ma no, stiamo parlando di territorio cinese, e le aziende americane seguono il diritto cinese. E allora, allora, la libertà di Internet, il motore di libertà (quale Internet è indubbiamente) dove sta? Sta forse fuori del diritto, per il semplice motivo che un diritto non c’è?

Temo il problema sia questo.

Io sono cieco, e ho per questo un punto di vista certo decurtato e gravemente, tuttavia tale da assicurarmi qualche vantaggio. Credo che noi disabili si possa essere uno strumento formidabile per assicurare diritto agli altri. A noi serve la certezza di un codice della strada, della navigazione effettivo e cogente, onde essere certi che si possa navigare e circolare in rete anche noi. E vediamo che la rete e le nuove tecnologie potrebbero consentire per la prima volta nella storia della umanità un ambito di interazione e dialogo e decisione che non escluda nessuno , proprio nessuno: mai accaduto prima.

Questo può o meno essere assicurato alla rete, ma diciamo senza esagerazioni al mondo intero.
I disabili che non siano più esclusi hanno bisogno di norme che nella rete tutta impongano regole di accessibilità ; lo stesso, proprio lo stesso, vale per chi se usa la rete va a finire in galera.

E’ troppo sperare che chi come voi si batte per la libertà di software si batta pure, o almeno tenga d’occhio pure il fatto che la rete ha bisogno, oggi, di regole che la facciano finita con la censura e la galera?

Paolo Pietrosanti
www.pietrosanti.net

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Pubblicato il
27 mag 2005
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