La rigenerazione non è fantascienza

La rigenerazione non è fantascienza

La società civile è impegnata a valutare l'eticità dell'utilizzo delle cellule staminali. L'esercito USA invece guarda già oltre: forse in futuro potranno ricrescere interi arti grazie a delle cellule sviluppate in laboratorio
La società civile è impegnata a valutare l'eticità dell'utilizzo delle cellule staminali. L'esercito USA invece guarda già oltre: forse in futuro potranno ricrescere interi arti grazie a delle cellule sviluppate in laboratorio

Non è (o non dovrebbe essere) fantascienza, siamo già alla “fase 2” e ci sono un bel po’ di soldi in ballo: DARPA e il Worcester Polytechnic Institute hanno siglato un accordo dal valore di 570mila dollari per la produzione della scienza e della conoscenza connesse alla rigenerazione dei tessuti umani danneggiati sul campo di battaglia , dopo gli incoraggianti risultati ottenuti con la sperimentazione sui topi.

Più nel dettaglio, il progetto di “restorative injury repair” di DARPA si pone l’obiettivo di “ripristinare completamente la funzione di tessuti complessi (muscoli, nervi, pelle eccetera) in seguito a ferite traumatiche sul campo di battaglia (…) con una autentica guarigione delle ferite grazie alla rigenerazione di tessuto funzionale completamente differenziato”.

Come riuscirà la ricerca a ottenere risultati che la scienza “civile” insegue (per ora) senza successo da anni? Attraverso “processi di morfogenesi guidati da un ripristino anatomico e funzionale che culminerà nel ripristino della struttura multi-tessuto di un mammifero”, e il tutto grazie al tipo di cellule-architetto note come blastema .

La fase uno del progetto è infatti servita per riuscire a riprogrammare alcune cellule della pelle di topo o umana in modo che si comportassero come cellule staminali, “generando un blastema in animali che altrimenti non si potrebbero rigenerare”. I blastemi sono infatti una caratteristica di esseri viventi come le salamandre o i tritoni, esseri in grado di ripristinare interi arti e le relative funzionalità in caso di amputazione .

I ricercatori sarebbero dunque riusciti a innestare elementi autorigeneranti in esseri viventi che ne sono sprovvisti, e i risultati sperimentali sui topi sono stati tali da convincere i militari a investire altro denaro per la “fase umana” dello studio.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 26 mar 2009
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