La trasparenza dell'antipirateria

La trasparenza dell'antipirateria

di L. Assenti. Per placare le (molte) lamentele, l'associazione dei produttori discografici ha diramato le istruzioni per informare chi compra CD dell'eventuale presenza di tecnologie anti-copia. Ma non si risolve il problema vero
di L. Assenti. Per placare le (molte) lamentele, l'associazione dei produttori discografici ha diramato le istruzioni per informare chi compra CD dell'eventuale presenza di tecnologie anti-copia. Ma non si risolve il problema vero


Roma – Sono sempre più numerosi e si diffondono con rapidità: sono i CD musicali protetti da tecnologie anticopia che si trovano sempre più spesso nei cataloghi di piccoli e grandi negozi di musica. Sono quei CD che hanno fatto arrabbiare tanti e sui quali è intervenuta nei giorni scorsi la IFPI, la federazione internazionale dei produttori fonografici.

Secondo la IFPI, infatti, i nuovi sistemi anticrack, pensati per tenere lontana almeno una parte della pirateria musicale, devono essere ampiamente pubblicizzati da chi li adotta, in modo tale che il consumatore sappia effettivamente a cosa va incontro quando acquista un CD.

No alle sorprese dunque, come quelle che sono toccate a chi ha acquistato l’ultima fatica di Celine Dion e una infinità di altri titoli a cui vengono aggiunti sistemi anticopia. Quegli stessi sistemini che rendono meno “trasportabile” la musica, tanto da renderla talvolta illeggibile a molti lettori, in primis quelli di alcuni computer.

IFPI , una potenza internazionale formata da più di 1.500 produttori discografici sparsi in 70 paesi, ritiene che se metà dei CD prodotti ogni giorno nel mondo sono copie pirata, questo non significa che chi è disposto a spendere per l’acquisto di un CD in un negozio non debba essere messo in condizioni di scegliere a ragion veduta. Qualcuno, peraltro, ha già ottenuto rimborsi e qualcun altro ha già vinto in tribunale contro la protezione anticopia.

A dire il vero la mossa chiarificatrice della IFPI, senz’altro benvenuta ai tanti acquirenti di musica, stride agli occhi di quei tecnofili che vedono nello sviluppo delle tecnologie la possibilità di acquisire nuove funzionalità e applicativi. L’operazione anticopia sfrutta, infatti, misure che riducono le possibilità di ascolto da parte dell’utente-cliente.

In quest’ottica qualcuno potrebbe leggere il comunicato della IFPI come una sorta di “ammissione di colpevolezza” sebbene i discografici puntino senz’altro in buona fede ad una maggiore trasparenza come traino di un mercato sempre più difficile da controllare.

Va da sé, però, che la domanda da farsi non è tanto come informare l’utente-cliente di cosa realmente sta comprando quando acquista un CD quanto invece capire se le tecnologie anticopia, perlopiù facilmente aggirabili , abbiano un senso nell’era delle reti di scambio che stanno interamente ridefinendo la distribuzione e la circolazione della musica.

Lamberto Assenti

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Pubblicato il 3 giu 2002
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