La tv è avvelenata dalla rete

La tv è avvelenata dalla rete

La European Interactive Advertising Association ha fotografato la situazione comunitaria: non solo i giovani tradiscono la TV con il web, ma gli italiani sono l'avanguardia di questo fenomeno
La European Interactive Advertising Association ha fotografato la situazione comunitaria: non solo i giovani tradiscono la TV con il web, ma gli italiani sono l'avanguardia di questo fenomeno

Il boom della pubblicità online, confermato recentemente dagli analisti durante lo IAB Forum 2007 , sembrerebbe avere una certa correlazione con i consumi digitali dei giovani. Secondo l’indagine Mediascope Europe della European Interactive Advertising Association ( EIAA ), infatti, i ragazzi europei di età compresa tra i 16 e i 24 anni avrebbero infranto uno storico tabù: tradire la televisione. Una conferma di una tendenza che sta già impattando sulle strategie degli inserzionisti.

“Lo studio Mediascope indica che i consumatori utilizzano Internet come strumento e anche per divertimento e il loro mondo dell’informazione sta diventando veramente digitale. Il nostro obiettivo è di aiutare sia gli inserzionisti sia le agenzie a comprendere questa evoluzione e a sviluppare strategie di comunicazione innovative”, ha commentato Alison Fennah, Executive Director di EIAA.

Il sondaggio, realizzato da Synovate (Aegis) su più di 7 mila giovani residenti in 10 paesi comunitari, ha rilevato che i giovani surfer spendono in Rete mediamente 12 ore alla settimana – un’ora in più rispetto allo scorso anno. E il media al quale sottraggono il tempo per navigare è soprattutto proprio quello televisivo.

“I giovani tra i 16 e i 24 anni passano 10% del tempo in più navigando su Internet che non sedendo davanti alla TV e quasi la metà di loro (48%) dichiara di guardare meno la TV proprio perché c’è Internet”, si legge nel comunicato ufficiale di EIAA.

Sebbene in Italia si senta spesso parlare del web ancora come di un fenomeno curioso – e apparentemente marginale – il sondaggio traccia tutt’altro scenario. I giovani italiani, infatti, guidano la classifica europea degli “heavy user” con 13,6 ore di surfing alla settimana . Seguono gli svedesi con 13 ore, i francesi con 12,7 ore; solo settimi gli inglesi, con 12 ore, e molto indietro gli olandesi, con 9,8 ore.

Come si preme di sottolineare il Guardian , è proprio l’emergente dimensione web 2.0 ad aver catalizzato l’interesse dei più giovani. Il 42% ha confermato di visitare regolarmente siti di social networking come Facebook. E dire che fino a due anni fa questo genere di “consumi” non era neanche considerato come una categoria specifica.

Rispetto al 2006, la percentuale dei surfer che ha spedito una mail almeno una volta al mese è scesa del 4% – precisamente sono passati dall’85% al 81%. Una riprova del crescente successo dell’instant messaging e dei nuovi servizi di comunicazione di stampo “social”.

La televisione, insomma, perde appeal . E i dati al riguardo sono chiari ed incontrovertibili: l’82% dei giovani accede al web fra i tre e i cinque giorni alla settimana, contro il 77% che guarda la tv regolarmente – il 5% in meno rispetto al 2006.

Non è tutto oro..
Insomma, il futuro della MTV generation sembra essere segnato dai consumi multimediali e dal web 2.0, ma anche dai pericoli ad essi correlati. Questa l’indicazione di Get Safe Online , il progetto inglese di sensibilizzazione sui temi della sicurezza e della privacy. Come riporta BBC , gli utenti anglosassoni che fanno uso di WLAN domestiche senza protezione sarebbero più di 8 milioni. Senza contare tutti i dettagli personali che normalmente vengono divulgati senza alcuna cautela, magari attraverso blog o altri servizi.

Per Gillian Merron, ministro dell’Ufficio di Gabinetto, non bisogna però criminalizzare i siti di social networking o le reti wireless, ma solo ricordare che ogni potenziale rischio può essere risolto. Le statistiche, infatti, evidenziano che si tratta semplicemente di una questione culturale. L’80% degli utenti utilizza firewall, anti-virus e anti-spyware, ma ben pochi si preoccupano delle vulnerabilità delle WLAN. “Bastano 15 minuti per violare un network, ma molto meno per rendere sicuri i PC che ne fanno parte”, ha commentato Tony Neate, direttore di Get Safe Online .

Dario d’Elia

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Pubblicato il
13 nov 2007
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