Dopotutto Frank Zappa aveva ragione da vendere : la TV è una melma che penetra nella mente dello spettatore, ne assopisce la coscienza come la peggiore delle droghe e lo precipita in uno stato catatonico di infelicità senza speranza. Lo ribadiscono i sociologi dell’Università del Maryland che, confrontando due set di dati estrapolati da campioni raccolti in 30 anni in tutti gli Stati Uniti, hanno sentenziato che chi passa il tempo imbambolato davanti allo schermo è molto più infelice di chi lo passa socializzando o leggendo.
La soddisfazione che gli spettatori ricavano dalla TV, dicono i ricercatori, è temporanea proprio come un oppiaceo : “È intrattenimento passivo e può offrire un modo per fuggire dalla realtà, specialmente quando le notizie sono deprimenti come la stessa economia. I dati raccolti ci suggeriscono che l’abitudine della TV dà un piacere sul breve termine al costo di un malessere a lungo termine” sostiene il sociologo John P. Robinson della UM.
Assieme al co-autore dello studio Steven Martin, Robinson ha usato i dati raccolti tra il 1975 e il 2006 da circa 30mila adulti statunitensi divisi in due set distinti: in uno ai soggetti analizzati era stato chiesto di tenere un diario per 24 ore descrivendo il grado di piacere o soddisfazione personale ricavato da ogni attività quotidiana, mentre l’altro proviene direttamente dalle indagini demografiche della General Social Survey sul cambiamento nazionale nelle attitudini pubbliche e il grado di soddisfazione (“felicità”) dei cittadini.
I set tendono a coincidere per una larga parte dei risultati, hanno evidenziato i due ricercatori, tranne quando si parla di TV. In questo caso, i dati della General Social Survey parlano di un maggiore soddisfazione generale in coincidenza con una socialità più attiva e una maggiore quantità di tempo dedicata alla lettura dei quotidiani . All’opposto, le persone generalmente infelici tendono a dedicare il 20% in più di tempo al TV watching .
Dai diari giornalieri i due ricercatori hanno ricavato l’idea della TV come droga, l’oppiaceo del secolo (scorso) che gli statunitensi si somministrano in più del 50% del loro tempo libero . Robinson spiega che il piacere tratto dalla televisione è un picare a breve termine: la platea ammette che “la TV in generale è una perdita di tempo non particolarmente godibile” ma si sente giustificata a continuare a fruirne perché “gli show che ho visto questa notte erano parecchio buoni”.
Guardare la TV è facile perché non richiede sforzi o impegni particolari se non quello di prendere in mano il telecomando: guardare la TV aiuta a riempire il tempo libero (il 51% delle persone “infelici” crede di averne troppo contro il 19% di quelle felici) e soprattutto guardare la TV diventa il sistema più accessibile per evadere dalla realtà in periodi particolarmente difficili come quello attualmente vissuto dall’economia mondiale.
“Le persone più vulnerabili all’assuefazione tendono a essere socialmente o personalmente svantaggiate – dice Martin – Per questo genere di persone, la TV può diventare un tipo di oppiaceo da un certo punto di vista. È abituale, e sintonizzarsi può essere una strada facile per tirarsi fuori dal mondo”.
Alfonso Maruccia