L'appello delle major alle università

L'appello delle major alle università

Gli ambienti che hanno decretato il successo di Napster e il trionfo del warez sono ora nel mirino delle major. Che vogliono educare quei birbacchioni degli studenti USA
Gli ambienti che hanno decretato il successo di Napster e il trionfo del warez sono ora nel mirino delle major. Che vogliono educare quei birbacchioni degli studenti USA


San Francisco (USA) – Nei giorni in cui viene lanciata la grande campagna di informazione e sensibilizzazione internazionale a favore del copyright su cinema, musica e altri contenuti digitali, nei giorni in cui un appello in tal senso viene rivolto anche agli utenti italiani, i grandi del cinema e della musica rivolgono una lettera aperta alle Università americane.

Una lettera significativa, se si considera che proprio negli ambienti universitari statuitensi sono cresciuti non solo gli utenti di Napster ma anche molti dei “figli” del sistemone di file-sharing. Proprio nelle Università e nei loro network, inoltre, sono circolate e circolano tonnellate di software pirata. Come se non bastasse sono 2.300 gli atenei che hanno ricevuto la missiva.

Per comprendere il “peso” della lettera, prima ancora di contenuti peraltro già sentiti e risentiti da chi segue Punto Informatico, occorre dare un’occhiata ai firmatari. Sono quattro. Il primo è Jack Valenti, deus ex machina della Motion Picture Association of America (qui il grigissimo sito della MPAA ), uno degli uomini più potenti di Hollywood. La seconda è Hilary Rosen, arcinota presidente dell’associazione dei discografici a stelle e strisce, la RIAA , il terzo è Edward Murphy, il boss della National Music Publishers’ Association , ovvero l’associazione degli editori musicali americani, e il quarto è Rick Carnes, autorevole presidente dell’illustrissima Gilda dei cantautori statunitensi .

In sé la lettera ripete ciò che già è stato detto dall’industria migliaia di volte in questi anni. Il primo concetto, come ha spiegato Valenti, è che si tratta di “un appello alle università affinché ci aiutino a far sì che gli studenti prendano coscienza dei furti via internet”. “Il solo fatto che lo facciano tutti – ha affermato Valenti riferendosi allo scaricamento dalla rete di file senza controllo sui contenuti scaricati – non vuol dire che sia legittimo farlo, e questo gli studenti lo devono sapere”.

“Rubare è rubare è rubare – si legge nella lettera – sia quando lo si fa con l’abilità di una mano che preleva qualcosa da una tasca sia quando lo si fa con il clic di mouse”. Un concetto che Carnes racconta anche così: “Il Copyright incoraggia la promozione di nuove arti nella nostra cultura. Senza queste protezioni del copyright, il futuro dell’arte è in pericolo”.

Sebbene alcuni atenei abbiano posto severi limiti all’utilizzo della banda a disposizione per la condivisione di file su internet, proprio i nodi universitari statunitensi rimangono tra quelli più attivi e affidabili per la circolazione di contenuti pirata. E più di qualcuno sospetta che una lettera non basterà alle major per convincere orde di studenti birbacchioni.

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Pubblicato il
14 ott 2002
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