L'automotive cerca batterie

L'automotive cerca batterie

Ricercatori e imprenditori con il pallino dei motori le tentano tutte, pur di ovviare ai limiti degli attuali accumulatori energetici. Chi prova con l'elettronica di controllo, e chi con i sandwich coi nanotubi di carbonio
Ricercatori e imprenditori con il pallino dei motori le tentano tutte, pur di ovviare ai limiti degli attuali accumulatori energetici. Chi prova con l'elettronica di controllo, e chi con i sandwich coi nanotubi di carbonio

Quella dell’auto che usa batterie elettriche al posto del motore a combustione è un’industria indubbiamente dotata di un potenziale notevole. Ma è un industria che al momento non ingrana , i pochi esemplari di auto elettriche esistenti sul mercato hanno problemi di performance, di costo e di ciclo di vita degli accumulatori che andranno risolti prima che l’automotive ecocompatibile per eccellenza si imponga per davvero.

Per superare i problemi delle batterie elettriche nel settore ognuno prova con la sua soluzione personalizzata. Campagna Motors , ad esempio, ha rivolto le proprie attenzioni al sistema elettronico di gestione degli accumulatori con il duplice obiettivo di vincere l’ Automotive X Prize da 2,5 milioni di dollari e rendere commercialmente disponibile il biposto a tre ruote E-Rex.

Versione elettrica dell’auto da corsa – sempre a tre ruote – T-Rex, E-Rex può raggiungere una velocità massima di 257 chilometri orari, raggiungere i 100 km/h in meno di cinque secondi ed è dotata di un’elettronica di controllo fatta in casa che accorpa nove chip Maxim 11068 collegati tra loro. Ogni chip controlla 12 celle ed è in grado di misurare voltaggio e temperatura entro una finestra temporale di 10 microsecondi attivando o disattivando gli accumulatori quando serve.

Il problema della gestione elettronica ottimale degli accumulatori è una delle principali difficoltà ingegneristiche che l’industria automobilistica sta affrontando al momento, ma non meno importante è la tradizionale mancanza degli accumulatori elettrici, vale a dire l’incapacità di rilasciare iniezioni di energia per alimentare un’improvvisa necessità del veicolo.

Gli accumulatori al litio sono storicamente più adatti a immagazzinare grandi quantità di energia elettrica da usare un tanto alla volta, al contrario dei condensatori in grado di scaricarsi molto velocemente ma con una capacità di immagazzinamento molto limitata. Al MIT sarebbero però riusciti a unire entrambe le caratteristiche – accumulazione di lunga durata e rilascio improvviso e sostenuto di grandi quantità di energia elettrica – ricorrendo ai soliti nanotubi di carbonio.

Nell’istituto statunitense hanno realizzato un vero e proprio sandwich composto da strati di nanotubi coperti da acido carbossilico e gruppi funzionali ammina, una configurazione che ha permesso ai ricercatori di equiparare la capacità energetica delle batterie agli ioni di litio e la velocità di rilascio dell’energia elettrica dei condensatori.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
24 giu 2010
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