Roma – Lavorare per otto ore (o più) di fronte ad un monitor non è un’attività tranquilla, rilassante e soprattutto al riparo da gravi complicazioni patologiche d’ordine psicofisiologico. È un’opinione ampiamente diffusa tra i membri della comunità medica britannica ed italiana: la sedentarietà , trait d’union che unisce tutti i professionisti del settore, è il peggior nemico dell’informatico e può avere gravissime ripercussioni sull’organismo, talvolta fatali.
È il caso di Chris Simmons , un programmatore 42enne, salito alla ribalta della cronaca britannica perché ha finito per rischiare la vita dopo un’intensa sessione di programmazione in telelavoro. Simmons è l’esempio lampante di come la trombosi venosa profonda , causata dal ristagno di sangue nelle zone periferiche del sistema circolatorio, rappresenti un enorme rischio sempre in agguato per chiunque lavori al computer, un problema spesso sottovalutato dai datori di lavoro e dagli stessi professionisti.
Questo tipo di disturbo circolatorio, che il Dott. Hunt del centro anti-trombosi britannico definisce “estremamente comune tra i sedentari”, colpisce soprattutto gli uomini di mezza età. Tutti possono essere colpiti da questo tipo di problema, specialmente a partire dai 40 anni. “La trombosi profonda è causata dall’abbassamento dell’attività circolatoria nelle zone periferiche del corpo”, spiega a Punto Informatico il dott. Lombardi dell’ASL di Firenze, “quindi, nel caso degli utenti di computer, avviene specialmente nelle gambe”.
Dopo molte ore d’immobilità, specifica Lombardi, “viene a mancare quel tipo di contrazione muscolare che permette il corretto riflusso di sangue dalla periferia verso il centro, cioè verso il cuore”. Se il sangue rimane bloccato nelle gambe, specialmente a partire da una certa età, “ci sono buone possibilità perché si creino delle masse di sangue coagulato”, dice l’esperto. Quando uno di questi coaguli, detti “trombi”, si stacca dalle pareti del vaso sanguigno affetto, è possibile che ne consegua un’ embolia , condizione estremamente pericolosa che può causare addirittura il decesso del soggetto.
Per evitare di andare incontro a simili conseguenze è necessaria una regolare attività fisica per spezzare i lunghi periodi di sedentarietà richiesti dalle professioni informatiche ed informatizzate, dice Lombardi. Secondo il dott. Hunt, il miglior modo per evitare la formazione di trombi è “alzarsi dalla poltrona e staccare dal monitor almeno ogni tre quarti d’ora, così da avere il tempo per una breve passeggiata che riattivi la circolazione o per fare semplici esercizi, come sollevarsi in punta di piedi per una decina di volte”. Soluzione consigliata anche da Lombardi, che a PI aggiunge: “A partire dalla mezza età sarebbe opportuno che gli informatici si rivolgessero al proprio medico che, eventualmente, può prescrivere l’uso di acido acetilsalicilico a bassi dosaggi per abbassare sensibilmente il rischio di trombosi”.
Chi lavora nel mondo dell’IT è inoltre esposto a enormi stress psicologici , probabilmente dovuti all’intensa attività mentale richiesta dall’impiego. In seguito ai risultati di un sondaggio condotto da SkillSoft , un’azienda multinazionale specializzata nella formazione informatica, emerge che i professionisti IT sono la categoria lavorativa più stressata , seguiti da medici, progettisti e commercianti.
Tommaso Lombardi