Le cam di sicurezza vedono come le mosche

Le cam di sicurezza vedono come le mosche

Questo il futuro secondo alcuni ricercatori americani finanziati dall'agenzia della ricerca del Pentagono. Un unico occhio potrebbe avvalersi di 9mila telecamere individuali strutturate a nido d'ape
Questo il futuro secondo alcuni ricercatori americani finanziati dall'agenzia della ricerca del Pentagono. Un unico occhio potrebbe avvalersi di 9mila telecamere individuali strutturate a nido d'ape

Berkeley (USA) – I ricercatori dell’ Università della California hanno creato un nuovo prototipo di telecamere di sicurezza che si basa interamente sulla struttura oculare degli insetti. Il sistema utilizza lenti polimeriche per creare un unico “occhio” costituito da oltre 9000 microtelecamere , ordinate secondo una disposizione a nido d’ape.

L’insieme complessivo dei microsensori visivi riesce a fornire un’ immagine onnicomprensiva che gode d’un angolo di visualizzazione in grado di superare la semplice prospettiva grandangolare. La libertà di visualizzazione permetterebbe interessantissime applicazioni nel settore della sicurezza pubblica: un dispositivo di questo tipo, ad esempio, potrebbe essere applicato nella sorveglianza di piazze, stazioni o altri luoghi pubblici densamente trafficati.

Una mosca Non solo: le 9000 microcamere, costruite grazie a speciali plastiche polimeriche, sono direzionabili e controllabili con estrema facilità. Questa caratteristica potrebbe dare vita a numerose applicazioni nel settore della ricerca automatica : un singolo “occhio” elettronico potrebbe tenere sotto controllo centinaia di soggetti.

Il progetto, spiega il Prof. Luke Lee, gode del pieno supporto da parte del DARPA , l’agenzia dell’esercito statunitense che finanzia moltissimi ricercatori negli USA. In un’intervista rilasciata al Guardian , Lee ha addirittura annunciato che “la tecnologia avrà anche applicazioni mediche” e potrebbe presto portare a veri e propri “occhi sintetici” multiangolari da usare negli interventi chirurgici in laparoscopia.

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Pubblicato il
2 mag 2006
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