Lenti per uno sguardo bionico

Lenti per uno sguardo bionico

Continua la ricerca portata avanti dall'Università di Washington in materia di lenti a contatto per immergersi nella realtà aumentata: superata la sperimentazione su animali
Continua la ricerca portata avanti dall'Università di Washington in materia di lenti a contatto per immergersi nella realtà aumentata: superata la sperimentazione su animali

Lenti a contatto in grado di dare aggiornamenti e informazioni in sovrimpressione nel campo visivo di chi le indossa: con negli occhi le scene di Terminator, permetterebbero utilizzi pratici come la lettura di messaggi e email senza supporto di schermi, o affascinanti come la possibilità di essere immersi in un videogame con le informazioni necessarie sul proprio personaggio direttamente davanti agli occhi.

Si tratta di un progetto di ricerca portato avanti dai ricercatori dell’Università di Washington dal 2008 e che vede anche la collaborazione con l’università finlandese di Aalto: l’attuale prototipo contiene per il momento solo un pixel, ma la sperimentazione può proseguire perché i test sui conigli non hanno causato alcun danno alle cavie.

Da superare vi sono una serie di problemi sostanziali: per il momento sembra che le informazioni vengano riprodotte nel campo visivo, ma troppo vicino all’occhio per permettere la messa a fuoco, e che vi siano ancora problemi di alimentazione della tecnologia.

Per risolvere il primo problema i ricercatori stanno lavorando su lenti Fresnel, più fini e piatte di quelle ordinarie.

Per quanto riguarda l’energia, invece, le lenti a contatto sono alimentate a distanza, con una tecnologia che va ancora affinata e che nella sperimentazione sui conigli permetteva una distanza dall’alimentazione di appena 2 cm .

“Dobbiamo migliorare il design dell’antenna e il meccanismo associato alla trasmissione delle frequenze – ha detto il co-autore dello studio Prof. Babbak Praviz – Il nostro prossimo obiettivo, comunque, è quello di incorporare informazioni testuali nelle lenti a contatto”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
22 nov 2011
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