Washington (USA) – Chi sono i cattivi della Rete? L’FBI, che da sempre sostiene di saperlo, ha deciso che è ora di insegnarlo anche ai giovani americani, a quegli statunitensi che sono nella fascia d’eta dove più spesso si registrano attività di pirateria informatica, di contraffazione della musica o del software e via orribilando.
Si chiama Cybercitizen Partnership l’idea nata nella testa delle teste d’uovo dell’FBI, un programma di educazione di massa da realizzare con l’ITAA (Information Technology Association of America) e il ministero della Giustizia. Le scuole che aderiranno all’iniziativa dovranno spiegare perché entrare nel computer di qualcuno non è cosa da farsi o perché craccare la protezione di un software è uno sport che conduce al male.
La necessità di una nuova infusione di valori pare sia fortemente avvertita dalle autorità americane che con Cybercitizen Partnership intendono coinvolgere in profondità anche le famiglie, affinché i genitori non si disinteressino del rapporto dei figli con la tecnologia, Internet, la musica o il software.
Per riuscire in tutto questo stanno per partire raffiche di incontri e seminari in tutto il paese, con documentazioni e materiali ad hoc da diffondere nelle classi. Il tutto supportato da un sito web la cui versione definitiva dovrebbe presto vedere la luce.
La sfida, secondo i proponenti, è enorme, perché si tratta di inculcare nelle giovani generazioni idee, come il rispetto per il diritto d’autore, che l’ambiente che oggi frequentano respingerebbe a pié pari.
Che la battaglia sia durissima e la crociata sia tutta in salita è evidente anche dal fatto che proprio in questi giorni gli ambienti che più di altri sono nel mirino perché considerati “covo di pirati”, come Napster, stanno conoscendo una veloce crescita di utilizzatori e frequentatori.