L'incubo dei filtri antispam

L'incubo dei filtri antispam

di Lamberto Assenti - Newsletter che vengono bloccate, email che finiscono nel tritarifiuti, società bollate come spammer... Marketing che tenta di distinguersi dallo spam... Lo spam aumenta e aumentano anche i guasti che provoca
di Lamberto Assenti - Newsletter che vengono bloccate, email che finiscono nel tritarifiuti, società bollate come spammer... Marketing che tenta di distinguersi dallo spam... Lo spam aumenta e aumentano anche i guasti che provoca


Roma – C’era una volta lo spam via email, quello che riconoscevi perché il mittente era sconosciuto e l’offerta commerciale contenuta nel suo messaggio talmente clamorosa da poter essere cancellata senza remore in pochi secondi. Poi venne lo spam travestito, quello che fingendo di essere una legittima comunicazione tentava di spingere l’utente a cliccare su qualche link. Poi ci fu lo spam legalizzato, quello che s’imponeva nelle mailbox sostenendo la propria legittimità sulla base di inesistenti normative perlopiù americane. Poi, e siamo venuti all’oggi, è giunto lo spam spudorato, quello che ti infila pornografia nella mailbox, che non rivela chi l’ha mandato, che ti bombarda giorno dopo giorno e che ti fa perdere un sacco di tempo.

E’ ovvio che in molti abbiano fatto ricorso a filtri antispam per tentare di arginare i danni della crescente immondizia elettronica ed è altrettanto inevitabile che qualcuno si sia lasciato tentare da servizi a pagamento per il filtraggio dello spam, come quelli che vengono offerti dai maggiori provider nostrani.

Ma agli spammer è ora venuto il tempo di addebitare un altro enorme guasto derivante dalla loro attività: le drammatiche conseguenze del malfunzionamento dei filtri antispam. Accade infatti con una frequenza allarmante di ricevere segnalazioni di mail perdute, comunicazioni mai arrivate, newsletter censurate e peggio ancora.

Una settimana fa il “mitico” esperto di sicurezza Bruce Schneier, quello di CRYPTO-GRAM per intenderci, è stato costretto a mandare una nota prima di inviare la sua newsletter: “nel realizzare il numero di questo mese ho scoperto che SpamAssassin ritiene che questo messaggio sia spam, probabilmente per certi link e certo testo presente al suo interno. Ho anche le prove che altri filtri antispam bloccheranno la mia mail”.
Triste. Ma ben più triste è sentire lo stesso Schneier che avverte i propri numerosi lettori che, se non riceveranno la newsletter, l’unica cosa che possono fare è parlare con il proprio fornitore di servizi o riconfigurare i propri filtri, oppure rinunciare a Spam Assassin e derivati. Così potranno ricevere quel messaggio, a prezzo naturalmente di aumentare lo spam in arrivo nella propria mailbox.

Ancora peggio accade in Italia dove i filtri antispam di alcuni fornitori nostrani non bloccano lo spam in arrivo ma si limitano a bollarlo come tale. Per spingere gli utenti a sottoscrivere contratti antispam a pagamento, i filtri infilano sempre più spesso un “Avviso Spamming” prima del soggetto del messaggio accusato di essere spam. Il messaggio arriva lo stesso ma, almeno, l’utente è avvisato. Ovvio il caos generato in alcuni casi, quando quell’Avviso Spamming è posto su messaggi che spam non sono affatto. Casi in cui un avviso del genere diventa lesivo dell’immagine del mittente. Per l’arrivo delle prime denunce per diffamazione è solo questione di tempo.

Apprendo ora che negli USA le grandi società del marketing si stanno mettendo insieme per occuparsi delle segnalazioni di utenti-clienti-partner contro i filtri antispam. Da un lato vogliono tutelarsi, per non essere dichiarati spammatori da qualche software tratto in inganno, dall’altro hanno bisogno di distinguersi presso l’utenza, per far capire che tra loro e lo spam c’è un abisso.

Tutto questo ha dei costi folli. La UE parla di milioni di euro gettati ogni mese da aziende pubbliche e private per liberarsi dello spam, peraltro senza riuscirvi, come dimostra il progressivo aumento dello spam registrato da specialisti come BrightMail .
Il loro business, quello di vendere prodotti antispam, è un business in crescita i cui costi devono sempre più spesso essere affrontati a capo chino da enti, aziende, organizzazioni e talvolta esasperati privati. Tutto per causa degli spammer, che rischiano di rendere la posta elettronica un ricordo del passato: ora si chiama discarica.

Oggi lo spam in Italia viene punito, se viene punito, con una sanzione amministrativa. Chi è convinto che ciò basti alzi il mouse. Gli altri possono continuare a strapparsi i capelli, se ancora ne hanno.

Lamberto Assenti

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 20 feb 2003
Link copiato negli appunti