L'informazione, libera, online

L'informazione, libera, online

di Winston Smith - PeaceReporter contro la censura online. Per offrire a tutti, ovunque si trovino, un accesso a tutto quello che la Rete dice, comunica, distribuisce. Senza filtri
di Winston Smith - PeaceReporter contro la censura online. Per offrire a tutti, ovunque si trovino, un accesso a tutto quello che la Rete dice, comunica, distribuisce. Senza filtri

Negli ultimi 15 anni la nostra vita quotidiana può non essere cambiata in modo evidente, ma alcune sfumature, come il potersi telefonare quando si è in strada o seguire un blog anziché aspettare il telegiornale, hanno cambiato la quantità e la velocità con la quale accediamo all’informazione.

Le informazioni sono quelle che regolano il nostro comportamento. Se qualcuno potesse metterci all’interno di una campana di vetro, mostrandoci una realtà artificiosa, diverremmo alla sua mercé. La libertà di parola è la garanzia che questo sia impossibile, perché è diritto di ogni cittadino poter esprimere le sue visioni e diritto di altri ascoltarlo o ignorarlo. Questa garanzia è essenziale per vivere in pace e democrazia.

Con l’avvento delle reti digitali alcuni aspetti che si davano per scontati, riguardo le garanzie che dobbiamo avere quando apprendiamo un’informazione, non sono più scontati. ad esempio la riservatezza del contenuto, l’anonimato del fruitore, l’imparzialità con la quale l’abbiamo ricevuta. Ognuna di queste garanzie, in passato, erano sia assicurate in modo istituzionale, sia percepite materialmente dalla persona.

Ora non è più così per diversi aspetti: quello che prima era mediato dalla voce ora lo è tra software e reti telematiche, quello che era statale ora è privato, quello che era istituzionale ora è distribuito sul globo, e quindi soggetto a giurisdizioni differenti.

Quindi da una parte si ottiene la possibilità di fruire di qualunque informazione, di essere in contatto con persone che non avremmo mai potuto conoscere, senza uscire dalla nostra stanza. Dall’altro non si conosce dove i nostri dati personali risiedono con certezza, quali usi se ne fanno, se la fonte di un’informazione è autorevole o meno, e se una risposta che reperiamo online sia realmente la migliore o solo quella che più ha pagato il marketing.

Le violazioni che ne possono derivare sono disparate: disinformazione, perdita di dati personali da parte di terzi ai quali non abbiamo mai dato autorizzazione al trattamento, violazioni della riservatezza, furto di identità. Questi problemi sono destinati a prendere diverse forme e gravità: un accumulo di potere informativo mai visto in mano alle poche società di riferimento globalmente importanti (Google, Microsoft, Yahoo!, Facebook, MySpace), e un aumento delle violazioni, che toccano direttamente i privati, proporzionale all’aumentare della tecnologia informatica.

Non é tutto perduto, c’è la possibilità di mantenere i vantaggi della rete e di limitare gli svantaggi. È necessario sviluppare una visione critica delle informazioni e un’attenzione ai servizi Internet ai quali affidiamo le nostre informazioni. Questi passi sono necessari per porsi, percepire e capire il problema; per risolverlo invece è necessario affidarsi a strumenti tecnologici più sicuri di quelli convenzionalmente diffusi sui computer, software che si basino la loro sicurezza sulla crittografia.

La crittografia è l’unico mezzo tecnologico che ci può assicurare il rispetto dei nostri diritti di riservatezza, libertà di parola e di informazione. Non è necessario che gli utenti imparino le complicate regole matematiche che la fanno funzionare: è sufficiente utilizzino software che ne fa uso, questo è un uso consapevole dell’informatica e dovrebbe diventare parte della cultura comune, come del resto lo è diventato l’uso di Internet.

Qui si inizia a vedere la prima divergenza: pubbliche amministrazioni e banche hanno diffuso strumenti di protezione perché era nel loro interesse che i clienti si sentissero protetti ad operare virtualmente tramite loro. Sistemi di email gratuita, di chat, di blog e portali d’informazione invece non si sono protetti, ignari delle insidie tecnologiche.

Poiché anche i cittadini hanno il diritto di proteggere le loro comunicazioni personali, e il diritto di comunicare liberamente, sono stati sviluppati dei software che garantiscono loro questi diritti tramite tecniche crittografiche.

Tra gli addetti ai lavori questi strumenti sono ampiamente diffusi, nonostante i diritti non siano settoriali. Purtroppo incontrano una certa resistenza ad essere utilizzati dagli utenti perché sembrano un eccesso di sicurezza, del tutto superfluo.

L’informatica e l’informazione sono per loro natura virtuali, pertanto i problemi che conseguono dal tecnocontrollo e dalla disinformazione è molto meno percepibile rispetto alla violazione di altri diritti.

Per questo motivo è necessario fare uno sforzo di comprensione: l’uso di questi strumenti è l’unica garanzia che i nostri diritti siano preservati, ogni inadempienza ci espone alla serie di società private proprietarie della rete e dei servizi, e della rete e dei servizi del destinatario dei nostri dati! In passato queste precauzioni non erano sentite come necessarie né come possibili, sia perché la rete era di proprietà statale, e come tale, lo stato può, in quanto entità super partes , violare la nostra riservatezza in cambio di una maggiore sicurezza. Ora non è più così: la sicurezza è garantita dalle capacità investigative e non dalla possibilità di intercettare una connessione, la non protezione di una connessione è un’inadempienza da parte del comunicatore e la violazione della privacy è realizzabile dalla catena di entità private alle quali ci affidiamo.

PeaceReporter, sensibile a queste tematiche, ha rilevato come la censura, la limitazione dell’informazione, il controllo del comportamento degli utenti online si stia diffondendo in svariati stati, siano essi regimi e siano esse democrazie. Queste forme di controllo dell’informazione possono apparire in modo esplicito (Iran, Cina…) o in modo più discreto, come succede in Francia e in Italia. PeaceReporter ha avviato un’iniziativa di promozione della tecnologia TOR, prima tra tante tecnologie di protezione dei diritti umani in rete. Nel momento in cui l’informatica ha smesso di essere una conoscenza di una minoranza, ma del popolo che l’ha integrata nel proprio processo formativo come scuola, televisione e giornale, merita un livello di attenzione pari alle possibilità, positive e negative, che Internet ha portato con sé.

Winston Smith
Progetto Winston Smith

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Pubblicato il 7 apr 2009
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