Linux 2.5, la grande opera ha inizio

Linux 2.5, la grande opera ha inizio

La macchina open source è pronta a rimettersi al lavoro sul prossimo kernel 2.5 di Linux, una rotta nuova e rivoluzionaria che punta dritto verso il mondo enterprise e rinnova la sfida a Unix e Windows
La macchina open source è pronta a rimettersi al lavoro sul prossimo kernel 2.5 di Linux, una rotta nuova e rivoluzionaria che punta dritto verso il mondo enterprise e rinnova la sfida a Unix e Windows


Internet – A quasi 11 mesi di distanza dal rilascio della sofferta versione 2.4, il kernel di Linux riparte per una nuova rotta evolutiva. Pochi giorni fa sul sito kernel.org è infatti stato rilasciata in sordina la versione 2.5 del kernel, un nuovo ramo di sviluppo di Linux che, stando alle dichiarazioni di alcuni sviluppatori, entro 18 mesi dovrebbe portare al rilascio di una nuova versione stabile del kernel che rimpiazzi l’attuale famiglia 2.4.x.

Come viene dichiarato sul file README che accompagna la nuova distribuzione del kernel 2.5, “Linux-2.5.0 è esattamente la stessa cosa del 2.4.15, ad eccezione della modifica nel numero di versione. Le release successive divergeranno: Marcelo Tosatti curerà i kernel stabili 2.4.x, mentre i kernel 2.5.x saranno per il lavoro di sviluppo”.

Dunque al momento la versione 2.5 è solo una mera copia della versione stabile 2.4.15, quest’ultima scelta come punto d’inizio per lo sviluppo della nuova evoluzione del kernel Linux. Come tradizione, infatti, la seconda cifra che contraddistingue il numero di versione del kernel se pari (come in 2.2 e 2.4) indica versioni stabili, se dispari (come in 2.3 e 2.5) indica versioni di sviluppo e/o di testing.

Del futuro del nuovo kernel se ne parlò durante il Linux Kernel Development Summit che si tenne la scorsa primavera e a cui parteciparono, oltre ai massimi esponenti della comunità Linux, anche aziende come IBM, AMD ed Oracle. Da questo confronto emerse come obiettivo prioritario quello di continuare la strada intrapresa con il kernel 2.4: puntare con decisione al mondo enterprise e pressare sempre più da vicino Unix e le versioni server di Windows.

“Non ci sono molte migliorie per quel che riguarda il lato desktop: gli sforzi della comunità sono ora maggiormente focalizzati nel campo server”, ha sostenuto Ted Ts’o, capo ingegnere di VA Linux Systems.

Quell’intenso lavoro, già iniziato con il kernel 2.4, per portare Linux nel settore enterprise e dotarlo di tutte le funzionalità di alto livello dei suoi “colleghi” commerciali, avrà parte integrante nello sviluppo del prossimo kernel 2.5.


Fra le principali migliorie e novità vi sarà un’interfaccia ed uno stack di rete ancora più prestanti, capaci di richiedere meno tempo di CPU per ogni pacchetto in arrivo; un vero supporto all’I/O asincrono, anelato soprattutto da Oracle perché in grado di incrementare le prestazioni con i database aziendali; un sistema più efficiente per la gestione della memoria virtuale; nuove funzionalità di hot plugging per la sostituzione “a caldo” di periferiche (una tecnologia molto importante nel campo del clustering ccNUMA e SMP); supporto alle memorie di massa oltre i 2 Terabyte.

Il nuovo kernel integrerà il nuovo file system Ext3, diretta evoluzione di quello attuale e in grado, grazie alle sue funzionalità di “journaling”, di tenere traccia di tutti i cambiamenti per consentire un più efficace recupero dei dati in caso di errori o improvvisi crash del sistema. Sono già diverse le distribuzioni che includono questo file system, ma questa è la prima volta che verrà integrato nel kernel ufficiale.

Con il nuovo file system arriverà anche un più completo supporto ai “volumi logici”, una tecnica con cui è possibile combinare, in modo flessibile, la capacità di più dischi fisici.

Ext3 sarà accompagnato nel nuovo kernel da InterMezzo, un file system di rete distribuito che renderà più facile la gestione di file archiviati su più host, introdurrà il supporto alla navigazione delle cartelle di rete in modalità off-line e renderà più facile la sincronizzazione dei dati fra portatili e computer desktop.

IBM sta poi lavorando a MOSIX, un progetto per rendere il clustering sotto Linux ancora più potente e flessibile, capace di gestire il bilanciamento del carico e ottimizzare la condivisione della memoria e dell’I/O su file fra più nodi.

Altri elementi di grande interesse per i sistemi portatili e desktop c’è invece il supporto avanzato dello standard Advanced Configuration and Power Management (ACPI) di Intel, un’implementazione funzionante che permetterà, fra le altre cose, di “ibernare” il sistema (salvandone lo stato e il contenuto della memoria su disco) o “addormentarlo” (sleep mode).

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Pubblicato il
26 nov 2001
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