Linux/ Luccicare luccica, ma sarà oro?

Linux/ Luccicare luccica, ma sarà oro?

Alle volte ci si domanda se Linux riuscirà per davvero a dare sostentamento al futuro mondo dell'IT, magari insidiando l'impero di Microsoft. La risposta sembra positiva: vediamone i motivi
Alle volte ci si domanda se Linux riuscirà per davvero a dare sostentamento al futuro mondo dell'IT, magari insidiando l'impero di Microsoft. La risposta sembra positiva: vediamone i motivi


In una recente intervista Herb Hinstorff, alto dirigente di Sun Microsystem, ha affermato che Linux ha portato nuova linfa al mondo Unix e che la sua azienda, che ha lo stesso DNA di Linux, sta lavorando attivamente con la comunità degli sviluppatori open source affinché questo sviluppo evolva continuamente. HP ha creato all’interno del supporto tecnico una divisione che fornisca aiuto sui servizi Linux. Dal mese di Marzo Dell ha iniziato a vendere i propri desktop e laptop con Linux pre-installato. Compaq ha rilasciato dei tool gratuiti per sviluppare sotto Linux ed ha inoltre dato vita ad un programma di supporto per coloro che lavorano con questo sistema operativo. IBM sta investendo sempre più capitali ed energie su Linux e sull’open source: da una parte il colosso spinge per la creazione di uno standard unico nel mondo delle applicazioni server stringendo i suoi rapporti con il gruppo Apache e con altri standard aperti, dall’altra ha deciso di investire in Asia più di 200 milioni di dollari nei prossimi quattro anni per sviluppare Linux. La strategia di IBM, come ha affermato Scott Hebner, direttore marketing per l’area e-business di IBM, è la creazione di un ambiente e di una infrastruttura che si basi totalmente su tecnologie e standard aperti. Così, mentre gli altri produttori di applicazioni server supportano solo i protocolli più diffusi, IBM vuole creare una piattaforma Web aperta, con una base comune per tutti gli applicativi. Non dimentichiamo infine che HP, IBM e Intel hanno dato vita al progetto Trillian per ottimizzare Linux con il nuovo processore a 64 bit della Intel.

Secondo una ricerca condotta da InformationWeek, negli Stati Uniti su un campione di 300 imprese intervistate, il 37% ha intenzione di utilizzare Linux entro la fine dell’anno e di questa percentuale, il 48% ha intenzione di sostituirlo a Windows NT. Ma per uno strano paradosso, anche se la diffusione di Linux come sistema operativo ha sorpassato quella dello storico Novell Netware, e anche se si prevede che nel 2004 la diffusione di Linux supererà quella del MacOS, i profitti legati alle vendite di Linux sono incrementati solo dell’1%. Ma allora i profitti delle società che vendono Linux da dove arrivano? Eì presto detto: i maggiori guadagni di Red Hat, Caldera Systems, Turbo Linux e tutte le altre derivano dalla vendita di tool di sviluppo, applicazioni, servizi e supporti. TurboLinux guadagna 200$ per ogni versione standard di Linux, ma chiede 2000$ per la versione avanzata che include la tecnologia del clustering. La Caldera guadagna migliaia di volte di più con la vendita di applicazioni per l’e-commerce che non vendendo la sua versione di Linux. Alla Red Hat, su 42 milioni di dollari di profitto dell’anno fiscale 2000, solo un terzo deriva dalla vendita di Linux come sistema operativo, il resto viene da applicazioni e servizi.

Queste cifre, se confrontate con i profitti di Microsoft, appaiono però davvero irrisorie: il valore delle vendite di Linux come sistema operativo è stato di soli 67 milioni di dollari nel 1999, cifra raggiunta da Microsoft nei primi tre giorni di gennaio dello stesso anno. Come si spiega allora che tante società investono su questo sistema operativo e che la Microsoft se ne preoccupi? (si veda dichiarazioni rilasciate da Steve Ballmer). Il fattore tempo sembra una delle maggiori giustificazioni agli ancora esigui introiti delle società che gravitano intorno al software open source. Sia il gruppo IDC che il Forrester Research Group concordano infatti che Linux avrà la meglio nel lungo periodo, il tempo necessario perché tutti i manager dell’IT si convincano della bontà di questo sistema operativo.




Uno dei principali fattori che impedisce la diffusione di Linux e delle applicazioni open source è la convinzione che utilizzando questo tipo di software, il supporto per il cliente sia quasi se non del tutto inesistente. Non ultimo è stato proprio Bill Gates a sottolineare che le peculiarità di Linux sono soltanto un mito: egli ritiene infatti che un sistema operativo open source non sia sicuro, stabile ed affidabile quanto uno commerciale e che il suo livello di aggiornamento dipenda unicamente dall’altruismo degli sviluppatori. Ma è davvero così? Proviamo a pensare per quale motivo le persone sviluppano software "aperto": di solito questo avviene per "scambiarsi" soluzioni, esperienze, algoritmi, in una parola per alimentare quella che potrebbe ben essere descritta come un’inesauribile fonte di "cultura informatica". Questo avviene non solo perché gli sviluppatori hanno scoperto (o riscoperto) il prezioso concetto di "comunità", ma anche perché si sono accorti che darsi una mano a vicenda può tornare utile e, perché no, redditizio per tutti quanti. Gli autori dei programmi open source generalmente vanno molto orgogliosi dei loro software e vogliono vederli crescere: quando si riscontrano dei bug in questo genere di software e li si segnala agli autori, questi generalmente rispondono in poco tempo iniziando subito a cercare una soluzione. Cosa succede invece quando si chiama Microsoft per una cosa analoga? Nel migliore dei casi si viene semplicemente ignorati, un po ‘ come capitò a Georgi Guninski , un programmatore bulgaro che spende la maggior parte del suo tempo cercando i bug negli applicativi di Microsoft. Dopo avere più volte segnalato problemi da lui riscontrati senza che fosse stato preso alcun provvedimento, Guninski decise di pubblicarli nel suo sito web e di darne comunicazione alle principali testate informatiche americane. Da Redmond lo hanno aspramente criticato perché non ha rispettato la legge non scritta in base alla quale se una persona riscontra un bug in un applicativo, deve darne immediata comunicazione alla casa produttrice per darle il tempo di risolverlo, e aspettare magari il suo assenso per rendere di pubblico dominio tale problema. Ma anche nel caso in cui la vostra segnalazione arrivi al cuore del sistema, e trovi qui orecchie sensibili, spesso devono passare parecchi mesi prima del rilascio di una patch o di una versione più aggiornata del software, magari a pagamento.

Linux rappresenta in certi casi la piattaforma ideale per le applicazioni aziendali, l’e-commerce od il settore delle periferiche wireless, ma sta crescendo anche in altre direzioni e si prepara allo sbarco nelle grandi aziende. A differenza del progetto .Net di Microsoft, che si baserà su standard proprietari e su personalizzazioni di standard aperti (HTML o XML), Linux permetterà, con costi notevolmente inferiori, di usufruire di standard aperti consentendo al cliente di scegliere non più solo in base alla compatibilità, ma anche alla qualità del prodotto.

Giovanni Fleres

 

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Pubblicato il
17 set 2000
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