MandrakeSoft ha annunciato che la versione 8.0 della sua distribuzione può essere scaricata da diversi server sparsi in tutto il mondo.
Per quando riguarda invece la distribuzione “impacchettata” su CD occorrerà aspettare la metà di maggio. Questa versione sarà commercializzata in tre diverse edizioni:
– Standard Edition, la versione base per gli utenti comuni
– PowerPack Edition, che contiene diverso software proprietario ideale per workstation e server (disponibile anche in italiano)
– ProSuite Edition, specificatamente progettata per le grandi imprese e per chi ha necessità di configurare server stabili e sicuri.
Gli utenti potranno usufruire del supporto tecnico della Mandrake.
La distribuzione viene corredata di svariati software, tra cui Gimp, Mozilla, Gnapster, Konqueror, Kmail, Kdevelop, Nautilus, Evolution, Sun StarOffice 5.2, IBM ViaVoice Acrobat Reader, Flash, Netscape, Java 2, Real Player 8.0.
Per quanto riguarda le interfacce grafiche sono presenti sia la KDE 2.1.1, con tutti i software collegati (Konqueror, Kmail, Kicker ecc.) sia GNOME 1.4 con Nautilus 1.0 ed Evolution 0.9.
Supporta l’accellerazione 3D per un gran numero di schede video sul mercato, ha XFree versione 4.0.3 e il kernel 2.4.3, supporta i pacchetti RPM versione 4.0.
Sono presenti anche alcuni giochi: Pingus, Clanbomber, Nil, Trophy, Chromium, Tuxracer, Bzglag, Gltron, Cannon Smash, Tuxkart, e Tux:a quest of Herring.
Il punto di forza della distribuzione rimane comunque l’installazione del sistema, sempre più facile ed efficiente: è possibile configurare le varie macchine ed installare il sistema operativo in pochi minuti.
Molto facile anche la manutenzione grazie al tool unificato di configurazione: “Mandrake Control Center”.
In ultimo va segnalato che le varie versioni dono disponibili in inglese e francese, mentre la “PowerPack edition” è disponibile anche in italiano, spagnolo e tedesco.
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Perché fra due anni pagherebbero?
Quello che non mi è chiaro è il motivo per il quale l'utente non è abituato ora a pagare , ma potrebbe esserlo fra un paio di anni.Che non sia abituato è indubbio, assillato com'è stato fino ad ora dalla tiritera del 'tutto Gratis', ma se si vuole fare in modo che fra un paio di anni diventi 'normale' pagare per avere un servizio in rete, o si inizia subito a mettere almeno qualcosa a pagamento (e ad avere scarsi risultati), oppure fra due anni saremo al punto di oggi, che poi è quasi lo stesso di due anni fa.L'esempio dell'Enciclopedia Britannica mi pare fuori luogo: i banner sono stati usati fin dall'inizio da tutti, per sostenere le spese, ed ora ci si sta accorgendo che da soli non sono sufficienti. Se il gruppo Britannica riesce ad avere sponsorizzazioni sufficienti, buon per lui, allo stato attuale questo non è più la norma, e probabilmente non lo è mai stato, solo che negli anni scorsi i finanziamenti non mancavano, ed era facile prevedere il pareggio nel business plan in capo a vari anni.Tra l'altro, come non ha (ancora) chiuso il gruppo Britannica, non ha neanche chiuso il gruppo l'Espresso (nonostante le voci che non danno la sezione Internet in ottima salute), e anche i loro siti vanno avanti solo a banner pubblicitari, com'è che quindi quelli del gruppo Britannica hanno capito tutto e quelli dell'Espresso no?AnonimoMa che dici?
Chi ha scritto questo sgrammaticato articolo sembra conoscere tutto della Rete mentre in realtà ne sa ben poco.Non sono certamente i banner pubblicitari il futuro della Rete per decine di motivi che non sto qui ad elencare. Scrivere che i contenuti a pagamento saranno un flop perchè il segreto è nel free-internet sostenuto dalla pubblicità, significa non aver seguito gli ultimi sviluppi del mercato.AnonimoNon condivido nulla
Mi spiace ma non condivido nulla di quanto scritto, ed onestamente non riesco neppure a comprendere la differenza che passa fra new e nwxt economy. Chiamala new, chiamala next, chiamala come cavolo vuoi ma sempre quella rimane: la net-economy.Chi l'ha detto che la new economy è tramontata? Mi sembra una baggianata allucinante, e poi vorrei proprio conoscere quel negozio italiano che ha venduto tutto per buttarsi esclusivamente in rete, ma ti rendi conto di quello che hai scritto? Nessun imprenditore di buon senso farebbe mai una cosa simile, semmai integrerebbe (è quello che hanno fatto in tanti).Scusa se te lo dico ma tu di net-economy non sembra ci capisca un granchè.Come puoi bene leggere io non faccio il giornalista, e tu non fai l'economista (a proposito, cosa centra il Nasdaq? Ci sono decine di aziende quotate al Nasdaq che della net-economy potrebbero fare pure a meno.Forse sarebbe meglio che prima di scrivere questi articoli ti schiarisca un po' le idee. ;-)AnonimoRe: Non condivido nulla
beh carissimo io lavoro alla yoox.com sono un web developere' un negozio di e-commerce che esiste solo su internet.e le cose vanno a gonfie vele.quindi se un esercizio esiste solo su internetnon e' detto che non guadagni una mazza.anzi...www.yoox.comMi sembra una baggianata> allucinante, e poi vorrei proprio conoscere> quel negozio italiano che ha venduto tutto> per buttarsi esclusivamente in rete, ma ti> rendi conto di quello che hai scritto?> Nessun imprenditore di buon senso farebbe> mai una cosa simile, semmai integrerebbe (è> quello che hanno fatto in tanti).AnonimoRe: Non condivido nulla
- Scritto da: WEB> e' un negozio di e-commerce che esiste solo> su internet.> e le cose vanno a gonfie vele.Ma è nato su Internet o ha chiuso l'attività "materiale" per spostare il tutto sulla rete?Comunque, buon per loro, quest'affermazione sconfessa nuovamente quanto scritto nell'articolo.Il problema comunque non è quello di stabilire se il tuo negozio virtuale funzioni o meno, il mio discorso verteva sulla montagna di "cose che non condivido affatto" scritte nell'articolo.Io ho integrato da oltre un anno sulla rete e ne sono più che felice, se potessi tornare in dietro ci investirei molto di più.Il problema spesso deriva dal fatto che molti finanzieri improvvisati tendono a far di tutta l'erba un fascio non tenendo conto che qui siamo in Italia e non in America.> quindi se un esercizio esiste solo su> internet> non e' detto che non guadagni una mazza.> anzi...Caspita, buon per voi, complimenti! ;-)Bye.AnonimoRe: Non condivido nulla
MA TU NON HAI PROPRIO UN CAZZO DA FARE TUTTO IL GIORNO....HAI TROVATO SFOGO ALLA TUA MEDIOCRITA' SU INTERNET... ???.MA VAI A FARE IN CULO, STRONZO !!!NBNON DEVI DISPIACERTI SE NON CONDIVIDI, NON GLIENE FREGA UN BEATO CAZZO A NESSUNO DI QUELLO CHE PENSI...PICIO UNIVERSALE !!!-- Scritto da: Max> Mi spiace ma non condivido nulla di quanto> scritto, ed onestamente non riesco neppure a> comprendere la differenza che passa fra new> e nwxt economy. Chiamala new, chiamala next,> chiamala come cavolo vuoi ma sempre quella> rimane: la net-economy.> Chi l'ha detto che la new economy è> tramontata? Mi sembra una baggianata> allucinante, e poi vorrei proprio conoscere> quel negozio italiano che ha venduto tutto> per buttarsi esclusivamente in rete, ma ti> rendi conto di quello che hai scritto?> Nessun imprenditore di buon senso farebbe> mai una cosa simile, semmai integrerebbe (è> quello che hanno fatto in tanti).> Scusa se te lo dico ma tu di net-economy non> sembra ci capisca un granchè.> Come puoi bene leggere io non faccio il> giornalista, e tu non fai l'economista (a> proposito, cosa centra il Nasdaq? Ci sono> decine di aziende quotate al Nasdaq che> della net-economy potrebbero fare pure a> meno.> Forse sarebbe meglio che prima di scrivere> questi articoli ti schiarisca un po' le> idee. ;-)AnonimoLa mia next economy
Diffondendo un giornale tramite Internet si abbattono moltissimo i costi di produzione pertanto sarebbe abbastanza interessante poter leggere ad es. il NYT con un abbonamento Internet di costo molto inferiore a quello della carta stampata. Io sarei il primo a pagare (non troppo) per un accesso on-line ai vari quotidiani e mensili Italiani che frequentemente acquisto in Edicola!Non si può continuare a basare l'economia di Internet solo sulla pubblicità! Se ogni utente di un quotidiano pagasse ad es. 30.000 l'anno per leggersi il giornale in forma integrale... molti sarebbero disposti a farlo (molti di più di quelli che normalmente si abbonano al formato cartaceo).Si risolverebbe il problema dell'eccessivo uso ed abuso della carta e si potrebbero anche aumentare i profitti. Ne sono profondamente convinto!Anonimonew economy =internet e/o intranet
armandoci di tutto l'ottimismo del mondo, e mettiamoci a fare un paio di calcoli.oggi una impression (un singolo contatto)è pagata circa 40 lire, di cui 20 vanno all'agenzia pubblicitaria, mentre delle restanti 20 circa il 40% si scioglie in imposte e tasse varie. ma come ho detto prima, fingiamo per assurdo che le 40 lire vadano tutte nelle tasche del new york times e compagnia bella: facciamo 2 milioni di utenti al mese? bene ..2 milioni x 40 lire fanno 80 milioni....facciamo 4 milioni di utenti al mese? wow... 160 milioni al mese...! ma bastano ad una struttura come il new york times per tenersi a galla??forse si..se licenziano tutti i famosi e rinomati (e costosi) redattori e cambiano la sede dal lussuoso grattacielo ad uno scantinato di 300mq ....e cosi via finche il new york times somiglierà sempre più ad una rivista universitaria fatta dagli studenti del college...esiste una grossa differenza tra l'informazione indipendente, e quella istituzionale...la prima grazie ad internet ha quadagnato una enorme visibilità, ed in base ai singoli meriti, la propria credibilità o meno; la seconda, essendo assimilabile a qualsiasi altro "big" dell'imprenditoria, dovrà sfruttare i vantaggi e le opportunità che internet o new economy o intranet o come la si vuol chiamare (in fondo la rivoluzione è una sola...la condivisione scalabile delle risorse) può dare: vantaggi nella creazione del prodotto finale(le notizie) ma soprattutto nella struttura interna dell'azienda, e nei suoi processi di creazione del valore.AnonimoMi sa che l'autore non ha capito granche'...
"L?utente Internet non è infatti pronto a pagare. Lo sarà fra un paio d?anni, ma non adesso."Questa e' proprio la frase con cui negli scorsi tre anni tanti aspiranti Bill Gates hanno scucito soldi ai banchieri di mezzo mondo per startup che sono poi finite nel nulla...(il segreto delle poche aziende di successo della new economy e' trovare qualcosa che generi fatturato *adesso*)E BTW il mercato della pubblicita' online e' in crisi nera: nessuno crede piu' nel modello Britannica da un pezzo (se non per casi molto particolari). Prova ne sia il fallimento completo di tutti i sistemi pay-per-surf.AnonimoRe: Mi sa che l'autore non ha capito granche'...
non sono molto daccordo con te...il segreto delle aziende della new economy non è trovare qualcosa che generi fatturato adesso:pensa ad amazon.comcredo che in tutta la sua esistenza, l'unico momento in cui il suo bilancio sia stato positivo risalga a 4 anni fa, e solo per pochi giorni.chi come bezos investe 10 o piu volte tanto l'attuale fatturato (gia di per se enorme) sta gettando le basi per un futuro in cui (non certamente tra 2 anni..ma nemmeno tra 20) una grande percentuale della domanda si adeguerà ai nuovi modelli, e contemporaneamente questi modelli si plasmeranno alle esigenze della domanda. - Scritto da: Un new economista> "L?utente Internet non è infatti pronto a> pagare. Lo sarà fra un paio d?anni, ma non> adesso."> Questa e' proprio la frase con cui negli> scorsi tre anni tanti aspiranti Bill Gates> hanno scucito soldi ai banchieri di mezzo> mondo per startup che sono poi finite nel> nulla...> (il segreto delle poche aziende di successo> della new economy e' trovare qualcosa che> generi fatturato *adesso*)> E BTW il mercato della pubblicita' online e'> in crisi nera: nessuno crede piu' nel> modello Britannica da un pezzo (se non per> casi molto particolari). Prova ne sia il> fallimento completo di tutti i sistemi> pay-per-surf.AnonimoGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commentiPubblicato il 22 apr 2001Ti potrebbe interessare