Lo scudo del suono del MIT

Lo scudo del suono del MIT

Una schermatura perfetta delle conversazioni: tiene fuori i ficcanaso e i potenziali spioni con software, sensori e generatori dinamici di suoni
Una schermatura perfetta delle conversazioni: tiene fuori i ficcanaso e i potenziali spioni con software, sensori e generatori dinamici di suoni

Roma – La segretezza delle conversazioni è salva con il “sound shield” nato dalle menti di Joe Paradiso e Yasuhiro Ono, ingegneri del Massachusetts Institute of Technology: nella loro proposta di brevetto descrivono un sistema capace di tenere al sicuro frasi e fatti confidenziali, eliminando in maniera discreta ma efficace chiunque venga identificato come una potenziale spia.

L’infrastruttura dello scudo sonoro inventato dai due ingegneri americani si basa sul lavoro di alcuni sensori da affiggere alle pareti: sono dotati di microfono, altoparlante, sensore di localizzazione agli infrarossi e della circuiteria elettronica necessaria a collegare il tutto al network e a un server.

Il sistema si attiva con la mediazione di un software da installare su un comune PC desktop, e una volta in funzione è in grado di generare, grazie ai sensori, una mappa delle persone presenti intorno al computer e al suo utilizzatore, individuando da questa chi si trovasse sufficientemente vicino da essere sicuramente partecipe della conversazione e chi, al contrario, fosse troppo lontano e non potesse quindi che essere un potenziale origliatore .

A costoro vengono infine rivolte le attenzioni degli speaker: dirigono in maniera precisa e selettiva un misto di rumore di fondo e suoni da ufficio casuali verso gli spioni, impedendo loro di ascoltare senza averne le credenziali.

Non si tratta, a conti fatti, di una novità assoluta, ma i ricercatori sostengono che il loro sistema sia diverso e soprattutto più efficace perché in grado di tracciare con precisione le persone da escludere dalla conversazione, al contrario di altre soluzioni in cui la distanza tra speaker disturbatori e spione è fissa e può non raggiungere lo scopo in maniera ottimale.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
12 mag 2009
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