Lo spam unisce l'Europa

Lo spam unisce l'Europa

Vietato ridere. Oggi viene lanciata la proposta per trasformare il Vecchio Continente in una zona no-spam, una de-nuclearizzazione attesa da molti, che coinvolgerà anche i provider. Ma senza gli USA l'Unione è un ventre molle
Vietato ridere. Oggi viene lanciata la proposta per trasformare il Vecchio Continente in una zona no-spam, una de-nuclearizzazione attesa da molti, che coinvolgerà anche i provider. Ma senza gli USA l'Unione è un ventre molle


Roma – No, no e no. Non ne possono più gli europei dello spam e la Commissione ha recentemente bollato il fenomeno come “intollerabile”. Ed è proprio l’invasione democratica della posta spazzatura, che spadroneggia nelle caselle dei sudditi e dei potenti in egual misura, a portare unità di vedute nel rissoso contesto dell’Unione Europea.

Salvo cataclismi, oggi verrà ufficialmente presentata la visione di un’Europa che non produce spam, una proposta di normativa che si applicherà ai soggetti UE e che si incardina su due elementi fondamentali. Il primo è che non possano essere inviati messaggi promozionali ai cittadini europei che non li abbiano richiesti. Il secondo è che chi spedisce un messaggio promozionale debba essere chiaramente riconoscibile. Il tutto riferito naturalmente non solo all’email ma anche agli altri new media della comunicazione tecnoderivata.

Sono norme ampiamente condivise quelle che oggi proporrà il commissario alla Società dell’informazione, Erkki Liikanen, che approfitterà anche della presenza del presidente dei garanti della privacy europei, Stefano Rodotà, più spesso abituato a non essere ascoltato e ora invece circondato dall’interesse generale.

Se da un lato alcuni alti funzionari si ritirano soffocati dalle statistiche che parlano di posta spazzatura ormai maggioritaria su quella legittima, dall’altro alcuni provider si dicono preoccupati per il ruolo che verranno chiamati a svolgere. Nella proposta infatti si chiederà loro di attivare sistemi antispam per proteggere gli utenti, misura che se diventa una imposizione rischia di aumentare gli oneri già elevatissimi che i provider si trovano a dover affrontare per lo spam che, loro malgrado, transita sulle proprie reti.

Tutto questo, comunque, si tradurrà in Europa in breve tempo in una serie di linee guida soggette alle consuete manipolazioni dei singoli stati ma, insomma, la speranza dei più ingenui è che effettivamente la UE diventi una spam-free zone , adesivo nuovo che si vuole ora appiccicare sul continente vecchio.

Ma tutto questo non ha senso se a reggere tale patacca non saranno anche gli Stati Uniti, paese dal quale giunge proprio agli europei la maggioranza dello spam. Un discorso ci sarebbe da fare anche sui paesi asiatici e sudamericani ma sono senz’altro gli USA il referente obbligato del provvedimento europeo. A Washington, tra lobby contrapposte che sparano un giorno sì e l’altro pure cannonate di esperti l’una contro l’altra, il dibattito non è ancora uscito dal guano in cui si agita da un certo tempo. Da una parte quelli che vorrebbero lasciare alle imprese il diritto di tutelare la propria posta, anche quella pubblicitaria, magari scrivendoci davanti “ADV” per contrassegnarla; dall’altra utenti e provider che vorrebbero risparmiarsi l’onere di conoscere la produzione industriale o artigianale dell’universo mondo.
Chi vivrà vedrà anche se, con questo sole accecante, ci vogliono lenti spesse.

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Pubblicato il
16 lug 2003
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