Londra – Lo spam, l’invio di email promozionali non richieste, aumenta in tutto il mondo e in Gran Bretagna uno studio appena pubblicato da MessageLabs sentenzia che le attività spammatorie costano ogni anno alle imprese 470 sterline per dipendente.
Secondo l’azienda, che si occupa di sicurezza informatica, le risposte di 200 società britanniche indicano che il 28 per cento dell’email che arriva è considerata inutile dai lavoratori, e una parte di questa è spam, cioè posta elettronica promozionale non richiesta.
Alla somma di 470 sterline per dipendente, MessageLabs arriva calcolando per ogni impiegato un salario medio di 25mila sterline l’anno. Una persona con questo stipendio che passa 10 minuti al giorno nel cancellare le lettere spammatorie dal proprio computer, costa 2 sterline al giorno all’azienda per cui lavora e, secondo MessageLabs, questo significa che un’impresa con 100 impiegati sostiene un costo di 47mila sterline l’anno.
Anche per questo, spiega MessageLabs, il 62 per cento delle imprese consultate dall’azienda stanno rivedendo la propria policy rispetto allo spam, proprio in virtù di una maggiore consapevolezza delle perdite in cui si traduce. Perché occupa gli impiegati, certo, ma anche perché intasa server e banda.
Nel tirare le conclusioni, il CTO di MessageLabs, Mark Sumner, ha spiegato che lo spam non si può più considerare solo un inconveniente o una noia perché ora ne circola molto di più e chi vi fa ricorso utilizza tecniche sempre più sofisticate e sempre più difficili da bloccare.
Intanto l’Europa, come noto, si sta orientando verso una normativa comune che sebbene lasci ad ogni paese la possibilità di una propria scelta, è favorevole all’opt-out, uno dei grandi nemici dell’anti-spam. Come noto l’opt-out è un meccanismo che consente di inviare almeno un’email non richiesta agli utenti Internet.