Londra, galera per chi cambia l'IMEI

Londra, galera per chi cambia l'IMEI

Chi riprogramma il numero unico del telefono cellulare rischia sanzioni economiche e fino a cinque anni di carcere. Lo propone il governo Blair
Chi riprogramma il numero unico del telefono cellulare rischia sanzioni economiche e fino a cinque anni di carcere. Lo propone il governo Blair


Londra – Una proposta di legge del governo britannico di Tony Blair prevede pesanti sanzioni economiche e carcere per chiunque si rendesse colpevole di modificare il numero unico di un telefono cellulare, l’IMEI, attraverso una riprogrammazione dello stesso. Una proposta “pesante” ritenuta necessaria per contrastare il dilagante fenomeno dei furti di cellulari.

Stando alla proposta, denominata Mobile Telephones (Re-programming) Bill , un giudice potrebbe colpire chi fosse riconosciuto reo di questo crimine con sanzioni illimitate, vale a dire con multe di qualsiasi cifra. E potrebbe condannarlo fino ad un massimo di cinque anni di reclusione.

Il ministro degli Interni John Denham ha spiegato che “gli operatori di telefonia mobile avranno presto i sistemi necessari per impedire l’uso dei telefoni cellulari sulle reti, di fatto rendendoli inutilizzabili. Ma se il numero unico, l’IMEI, viene cambiato su un telefono rubato, allora questo potrebbe continuare ad essere utilizzato”.

I due reati introdotti dalla proposta comprendono tanto la modifica dell’IMEI quanto il possedere o il fornire apparecchiature che siano utilizzate allo scopo di riprogrammare il telefono cellulare, azione praticata dai “ladri professionisti” che, modificando l’IMEI, riescono a re-introdurre sul mercato più facilmente i cellulari rubati, che non possono essere riconosciuti come tali.

“I furti di telefonini – ha spiegato Denham – sono l’obiettivo principale di un numero crescente di atti di microcriminalità e sono coinvolti nel 50 per cento di tutti i furti che avvengono a Londra”. Secondo Denham “non c’è alcuna ragione legittima per riprogrammare un telefono cellulare. Chi lo fa corre il rischio di sanzioni pesanti, che si merita perché alimenta la microcriminalità violenta”.

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Pubblicato il
6 mag 2002
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