Malaysia, false promesse di libertà digitale

Malaysia, false promesse di libertà digitale

Il regime censura più o meno tutto e negli ultimi mesi c'è stato un nuovo giro di vite. Ma adesso spera di convincere i partner stranieri che su internet queste pratiche non verranno attivate
Il regime censura più o meno tutto e negli ultimi mesi c'è stato un nuovo giro di vite. Ma adesso spera di convincere i partner stranieri che su internet queste pratiche non verranno attivate


Kuala Lumpur (Malaysia) – Dopo aver “spaventato” le aziende straniere, che volevano investire nel paese e nel suo “Supercorridoio digitale”, con azioni di censura e di repressione politica decisamente indigeribili, il regime al potere in Malaysia sta cercando ora di riconquistare la fiducia di americani ed europei. E il mezzo scelto è quello della promessa che su internet le censure politiche non verranno attivate.

“Noi capiamo e apprezziamo il diritto di diffondere informazione attraverso il cyberspazio, internet e strumenti del genere” ha detto nelle scorse ore il viceprimo ministro malese Abdullah Ahmad Badawi. Parole a cui si sono aggiunte quelle del viceministro degli internet, Chor Chee Heung, secondo cui “la politica del governo è quella di non censurare pubblicazioni e materiali che vengono portati su internet e questa politica rimane solida e centrale”.

E per convincere che fanno sul serio, gli alti papaveri del regime di Kuala Lumpur hanno cercato, senza riuscirvi, di apparire tolleranti dichiarando che il giornale Harakah, che fa capo all’opposizione islamica, potrà apparire in rete senza censure ma soltanto se sposta le sue pubblicazioni da due volte alla settimana a due volte al mese?

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Pubblicato il
6 mar 2000
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