Roma – Non è più tempo di campagna elettorale presidenziale negli Stati Uniti, ma uno dei due candidati che hanno concluso la corsa, John McCain, continua a far parlare di sé e della sua attrazione fatale per le nuove tecnologie. Questa volta a tradire lui e il suo staff è un Blackberry, uno smartphone di cui ci si è liberati con troppa facilità.
In particolare, riportano le cronache, gli attivisti della campagna elettorale che ha tenuto impegnato lo stesso McCain contro Barack Obama, si sono liberati di uno stock di smartphone che era stato utilizzato per quell’impresa, vendendoli a bassissimo costo, spesso senza batterie funzionanti, e ancor più spesso senza caricabatterie.
“Ma il prezzo era così basso – scrive chi ne ha comprato qualcuno – ossia 20 dollari, che ne abbiamo presi un paio. E abbiamo finito per avere molto più di quel che avevamo pagato”.
La ragione non è il valore del Blackberry in sé, quanto il fatto che al suo interno si trovavano centinaia di messaggi di posta elettronica dello staff della campagna McCain nonché decine, pare una 50ina, di numeri di telefono collegati alla campagna stessa.
“Abbiamo collegato il Blackberry ad un membro dello staff di Citizens for McCain – raccontano gli autori della clamorosa scoperta – un gruppo di democratici che si era schierato per il candidato repubblicano. Le email contengono dettagli su come lavorano le operazioni di evangelizzazione elettorale di base, e sono piene di appuntamenti e dettagli sulla raccolta del consenso”.
Chi ha comprato quel cellulare ha anche deciso di chiamare alcuni dei numeri che vi ha trovato dentro, scoprendo così che appartenevano a politici ma anche giornalisti ed esponenti dell’industria.
Lo staff del senatore McCain non ha potuto far altro che scusarsi: “Qualcuno ha fatto un errore, i numeri e gli indirizzi di quelle persone avrebbero dovuto essere cancellati”.
Un episodio, chiosano in molti in queste ore, che dovrebbe ricordare una volta di più a chi detiene non solo computer e hard disk ma anche telefonini di nuova generazione che i dati che contengono, spesso molto riservati e personali, devono essere distrutti prima di disfarsene se si vuole garantirne l’integrità. Una distruzione che può contemplare l’utilizzo di strumenti ad hoc e non della semplice cancellazione di sistema, spesso insufficiente a rimuovere efficacemente le tracce digitali di file e dati.