Washington (USA) – Dopo aver introdotto il riconoscimento del volto o altre tecnologie biometriche per i viaggiatori in arrivo negli Stati Uniti, il Governo americano intende compiere un ulteriore passo in quella che ritiene essere una scelta inevitabile per evitare gli errori nei sistemi di intelligence che portarono all’11 settembre.
Stando a quanto riportato dal quotidiano britannico The Independent , “il progetto intende fondere venti diversi database informatici americani e aggiungervi dati biometrici, fedine penali e informazioni finanziarie, al fine di consentire ai 300 punti di accesso della polizia di frontiera di operare con il maggior numero di informazioni possibili”.
Inutile dire che lo scenario introdotto dal progetto solleva più di un interrogativo, tanto che il braccio investigativo del Congresso, il GAO (General Accounting Office), ha già descritto tutta la questione come “ad alto rischio”. Secondo il GAO i punti critici nascono proprio dalla natura dei dati che così verranno “fusi insieme”, che richiedono una supervisione e una gestione estremamente delicate e finanziariamente molto onerose. Senza contare, evidentemente, ulteriori questioni come il diritto alla riservatezza.
L’idea di fondo, quella di poter gestire un ricco record informativo sugli stranieri che arrivano negli States, non viene accolta con entusiasmo dal Congresso, segno probabile che l’amministrazione dovrà lottare per ottenere i finanziamenti che richiede tutto questo, ovvero la bellezza di 10 miliardi di dollari in 10 anni.
La Casa Bianca intende comunque procedere e avrebbe già ristretto a tre il numero di aziende che potrebbero ottenere la commessa per realizzare il nuovo sistemone . Si tratta di Accenture, Lockheed Martin e Computer Sciences Corporation.
Intervistato dal New York Times , il capo della sicurezza frontaliera americana, Asa Hutchinson, ha dichiarato che si tratta di un progetto di “primaria importanza per la sicurezza del nostro paese. Stiamo parlando di un approccio complessivo alla sicurezza di frontiera”.