Microsoft, AI adolescenziale

Microsoft, AI adolescenziale

Redmond lancia un chat bot per parlare con e come i giovani sui social network. Un esperimento a tratti straniante
Redmond lancia un chat bot per parlare con e come i giovani sui social network. Un esperimento a tratti straniante

Microsoft sta testando Tay.ai , un chat bot pensato per interagire sui dispositivi mobile con gli utenti più giovani.

Tay.ai

A lavorarci sono stati i membri del team che si dedica alla Ricerca e a Bing: la nuova AI è stata sviluppata pensando al vasto pubblico compreso tra i 18 ed i 24 anni , ovvero gli “utenti dominanti dei servizi di messaggistica mobile e di social app negli Stati Uniti”.

A livello tecnologico si tratta di un’evoluzione di Xiaolce, bot sviluppato nel 2014 per il mercato cinese e nel frattempo soprannominato “la sorella minore di Cortana”: si tratta di un’intelligenza artificiale sviluppata per supportare gli utenti e dialogare con loro, ma a differenza di Xiaolce è pensato per rivolgersi ad una determinata fascia di utenti.
Dopo il grandissimo mercato cinese, quindi, era logico che Microsoft pensasse di rispondere con tale soluzione anche alle esigenze di un’altra consistente fetta di pubblico: quello costituito dai più giovani. Al contempo si tratta di un esperimento che servirà a Microsoft per studiare e meglio comprendere le dinamiche delle conversazioni .

Per funzionare Tay.ai rintraccia nickname, genere, cibo preferito, provenienza e status sentimentale dell’utente-interlocutore (se tali informazioni sono reperibili online) ed in base a tali informazioni personali si adatta ad esso e vi interagisce – come si spiega nella sua presentazione – “con un linguaggio casual e giocoso”. Al momento è attiva su Twitter, Kik e GroupMe.

Già dal suo profilo su Twitter , verificato, l’Intelligenza Artificiale di Microsoft dimostra di cercare una comunicazione giovane: usa emoticon a profusione, abbreviazioni e anche GIF animate con intenti ironici.


Naturalmente il primo impatto è straniante , un po’ come gli adulti che non si decidono ad accettare la propria età e si ritrovano ad utilizzare termini informali appartenenti ad un’altra generazione, non sempre inseriti nel contesto più adatto.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
24 mar 2016
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