Con un breve post sul blog ufficiale del progetto Chromium , Google ha recentemente scatenato l’ennesima scia di polemiche sugli standard web e su cosa realmente debba importare per lo sviluppo della nuova Internet, multimediale e a codice aperto. La decisione di abbandonare H.264 e favorire esclusivamente WebM ha attirato a Google le critiche e la derisione di molti, e in particolare di Microsoft che paragona il comportamento di Mountain View a quello di un despota che agisce senza alcun rispetto per la realtà fattuale e l’interesse degli utenti.
I suddetti critici accusano Google di considerare solo e soltanto i propri interessi, ammantando decisioni tecniche dalla valenza strategica – l’abbandono di uno standard sottoposto a royalty per uso commerciale – in scelte buone e giuste per l’intero web. A Google interesserebbe insomma soprattutto il futuro di YouTube, un business che ha bisogno di affrancarsi dal controllo di MPEG-LA (consorzio che gestisce la concessione delle licenze di H.264) e correre tutto da solo.
Particolarmente aspra la reazione di Microsoft, che per bocca del suo “evangelista” Tim Sneath si prende gioco del concorrente ricreando il post originale e titolandolo come “Una lettera aperta dal Presidente degli Stati Uniti di Google”. Nel post clone , Sneath parla di sostituzione della lingua inglese ufficiale con l’esperanto e il klingon “per armonizzarla con gli idiomi già supportati dalla Language Creation Society”.
“Sebbene l’inglese giochi un ruolo importante nel linguaggio moderno – continua il post di Sneath – poiché il nostro obiettivo è favorire l’innovazione aperta, il suo ulteriore utilizzo come forma di comunicazione in questo paese verrà proibito e le nostre risorse verranno indirizzate verso lingue incontaminate dall’utilizzo nel mondo reale”.
Google avrebbe insomma coperto la sua volontà di conquista del mercato con ciance prive di senso compiuto sulla “openness” e i formati aperti contro quelli chiusi (ancorché gratuiti) come H.264, suggerisce Microsoft, dimostrando parecchia ipocrisia (Adobe Flash, formato altrettanto chiuso, è integrato direttamente in Chrome) e pochissimo rispetto per l’utenza (H.264 è attualmente il formato video HTML5 più usato sul web).
Ad attutire la verve sarcastica Tim Sneath c’è il fatto che anche la posizione di Microsoft – così come quella di Google – è di parte e viene influenzata da motivazioni prevalentemente economiche: Redmond fa parte del consorzio MPEG-LA che si occupa delle licenze di H.264, e pertanto compartecipa alla gestione delle suddette licenze e al guadagno monetario corrispondente.
Alfonso Maruccia