Minacce: non vale la cyber intoxication

Minacce: non vale la cyber intoxication

Per la sua difesa, il ragazzo che fece una battutaccia sulla sparatoria nella scuola di Denver non potrà utilizzare l'alibi dell'intossicazione da internet. Rischia sempre più anni di carcere
Per la sua difesa, il ragazzo che fece una battutaccia sulla sparatoria nella scuola di Denver non potrà utilizzare l'alibi dell'intossicazione da internet. Rischia sempre più anni di carcere


Denver (USA) – Si può finire in carcere per una battutaccia scritta nel corso di una chat? In America sì, dove un ragazzo di 18 anni, come noto, rischia per aver scritto “devo concludere il lavoro” riferendosi alla sanguinosa sparatoria alla Columbine High School di Denver.

Nelle scorse ore si è saputo che l’accusa, al processo che lo vede imputato per quella battuta di cui lui si è già detto pentito, ha affermato che poiché Micheal Ian Campbell è accusato di un “crimine intenzionale” non può essere difeso con la “storia” delle diminuite capacità mentali mentre si trovava online.

Questa è infatti la linea di difesa impostata dal legale del ragazzo, secondo cui il trovarsi su internet ha provocato nel giovane una “intossicazione da rete” che lo ha portato a fare quell’affermazione. Una “battuta” considerata crimine perché rappresenta “una minaccia interstatale”…

Ma ciò che è più incredibile e che la tesi secondo cui il ragazzo avrebbe attraversato un periodo difficile dopo la recente morte del padre non ha trovato alcun riscontro. Una tesi peraltro sostenuta con forza dalla madre fin dal momento dell’arresto del figlio. Ancora più incredibile è che Campbell rischi la bellezza di cinque anni di reclusione.

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Pubblicato il
4 feb 2000
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