MIT, fotografia 3D in un femtosecondo

MIT, fotografia 3D in un femtosecondo

I ricercatori dell'istituto statunitense creano un sistema di scansione tridimensionale in grado letteralmente di guardare "dietro gli ostacoli"
I ricercatori dell'istituto statunitense creano un sistema di scansione tridimensionale in grado letteralmente di guardare "dietro gli ostacoli"

Il professore Ramesh Raskar e il suo Media Lab (presso il MIT) hanno messo a punto un nuovo prodigio fatto di luce e tecnologia avanzata: già autore di un sistema di motion capture a buon mercato , il team di Raskar ha creato quello che viene definito un “sistema di imaging transiente al femtosecondo”, vale a dire una fotocamera in grado di catturare istantanee temporali di oggetti e persone presenti dietro angoli, porte e ostacoli inaccessibili .

Il sistema di femtofotografia, sviluppato dal ricercatore Ahmed Kirmani, funziona proiettando una serie di 12 o più pulsazioni laser ogni femtosecondo (o millesimo di nanosecondo): la luce del laser rimbalza sugli ostacoli come l’illuminazione di una torcia, raggiunge gli obiettivi da fotografare e poi rimbalza indietro per essere infine elaborata dal software integrato sulla fotocamera. Il risultato finale rappresenta un’immagine 3D dell’oggetto o della persona nascosti alla vista diretta dell’osservatore.

“Nella stessa maniera in cui una tomografia computerizzata può rivelare che cosa c’è all’interno del corpo umano, scattando fotografie multiple in diverse posizioni usando una fonte ai raggi-X” spiegano i ricercatori, “noi possiamo fotografare quello che si nasconde dietro la linea visiva facendo brillare il laser in diversi punti su una superficie riflettente”. E senza l’uso dei pericolosi raggi-X .

Kirmani e colleghi sostengono che sarà possibile realizzare un sistema portatile di femtofotografia nel giro di un paio d’anni, e per quanto riguarda le applicazioni pratiche c’è solo l’imbarazzo della scelta. “Si potrebbe generare una mappa prima di avventurarsi in un luogo pericoloso come un palazzo che va a fuoco – spiegano dal MIT – o magari un’auto robotica potrebbe usare il sistema per calcolare il percorso da seguire dietro a un angolo prima di girare”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
26 nov 2010
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