MPAA accusata di pirateria

MPAA accusata di pirateria

Un regista accusa: hanno preso una copia digitale del mio film e l'hanno duplicata senza consenso. L'associazione getta acqua sul fuoco ma ammette la duplicazione senza il permesso del detentore dei diritti
Un regista accusa: hanno preso una copia digitale del mio film e l'hanno duplicata senza consenso. L'associazione getta acqua sul fuoco ma ammette la duplicazione senza il permesso del detentore dei diritti


Park City (USA) – La notizia l’ha battuta il Los Angeles Times ed è di quelle che vanno collocate a metà tra cronaca e esigenze pubblicitarie: è l’annuncio che l’implacabile MPAA , l’associazione degli studios dedita a combattere la pirateria in tutte le sue forme dentro e fuori dalla rete, è stata accusata di aver piratato un documentario.

In particolare, il regista Kirby Dick lo scorso novembre ha inviato a MPAA un documentario perché venisse classificato: l’associazione stabilisce infatti eventuali necessità di censura sulle produzioni audiovisive. Il documentario non è un’opera qualsiasi, si tratta di una inchiesta sulla MPAA e proprio sulle sue attività, dal titolo “Questo film non è ancora classificato”.

Si tratta, raccontano le cronache, di una impietosa analisi sui metodi della MPAA , ad esempio sulla severità della censura sulle scene di sesso, che appare assai più pesante di quanto accada con le scene di violenza, oppure sul metro utilizzato per censurare più gravemente scene di sesso omosessuale piuttosto che scene di sesso eterosessuale, e così via.

Nel corso di una conversazione con un legale della stessa MPAA, Il regista ha scoperto che l’Associazione aveva duplicato il filmato senza il suo consenso, e ora il suo legale ha chiesto che vangano forniti tutti i dettagli di quanto accaduto e siano restituite tutte le copie non autorizzate. Tutto questo sta naturalmente dando molta copertura mediatica al documentario stesso, che proprio oggi debutta al Sundance Film Festival, uno dei più importanti appuntamenti cinematografici americani.

Al LA Times uno dei top manager di MPAA, Kori Bernards, ha ammesso: “Abbiamo fatto copie del film di Kirby perché aveva implicazioni per i nostri dipendenti”. Secondo Bernards, il documentario comprende immagini “rubate” da Kirby a membri delle commissioni di censura, peraltro girate rigorosamente in luoghi pubblici. “Eravamo preoccupati – ha spiegato – per i dipendenti e le loro famiglie”. Secondo il dirigente MPAA la copia del film “è chiusa a chiave” e non conosce ulteriori distribuzioni.

La figuraccia per MPAA è stata messa in luce anche durante un’intervista televisiva allo stesso Kirby. Sul proprio sito, MPAA ricorda come “la produzione, vendita, distribuzione o la copia di film senza il consenso dei detentori dei diritti è illegale. I pirati del cinema sono ladri, punto. Tutte le forme di pirateria sono illegali e portano con sé serie conseguenze legali”.

Kirby ha dichiarato che sta ancora ragionando sull’ipotesi di denunciare formalmente MPAA per l’accaduto.

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Pubblicato il
25 gen 2006
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