MPAA: bene il camcording, male il DVD ripping

MPAA: bene il camcording, male il DVD ripping

Hollywood ne inventa un'altra delle sue: rippare clip da DVD per scopi educativi è male, anche se la legge lo permette. Meglio catturarle attraverso telecamera
Hollywood ne inventa un'altra delle sue: rippare clip da DVD per scopi educativi è male, anche se la legge lo permette. Meglio catturarle attraverso telecamera

Se c’è una cosa di cui va dato atto alle major hollywoodiane è il loro essere coerenti nell’incoerenza: l’industria cinematografica fa affari a palate nonostante le costanti, querule, ossessive e compulsive geremiadi sulla potenzialità distruttrice del file sharing, e tuttavia MPAA non perde occasione di mostrarsi avversa all’innovazione, al fair use e a quella libertà di fruizione che certo espongono il cinema alla pirateria ma anche a un fiume di guadagni che non accenna ad arrestarsi.

D’altronde il tempo è propizio, la revisione triennale delle esenzioni dal DMCA è appena iniziata ed MPAA non vuole perdere l’occasione di rubare un po’ di spazio di manovra a consumatori e utenti nel disperato, stravagante tentativo di riacquistare quel controllo sui contenuti definitivamente perso quando l’industria ha volutamente scelto di convertirsi al digitale.

Capita così che l’organizzazione degli studios mette in circolazione un video su quella che, a suo dire, rappresenta la modalità di ripping ideale che gli educatori statunitensi devono utilizzare quando hanno la necessità di mostrare alle classi clip audiovisive tratte da DVD protetti da copyright: la copia del videodisco su PC è male, molto male, mentre MPAA considera accettabile la cattura dei fotogrammi interessati attraverso una telecamera .

Nella sua eterna incoerenza MPAA si dimostra ovviamente coerente con gli istinti belluini che impediscono all’industria di evolversi e la portano verso l’autodistruzione: le protezioni dei DVD, per quanto inutili e inefficaci possano essere, vanno difese a spada tratta nei tribunali e nelle azioni di lobby come nel caso del video in oggetto.

Poco importa, per MPAA, che la disciplina statunitense del fair use preveda attualmente la possibilità di fare quel ripping che gli studios tanto temono per scopi educativi, e poco interessa agli executive che, oggettivamente parlando, è oggi più immediata, economica e accessibile la copia di un supporto ottico rispetto a una sessione di camcording. La battaglia per il controllo dei contenuti sembrerebbe già persa da un pezzo , ma evidentemente gli studios ancora devono ancora rassegnarsi a cambiare strategia.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 11 mag 2009
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