Murdoch, la volpe e... il diritto d'autore

Murdoch, la volpe e... il diritto d'autore

di Andrea Rossato - Una piccola grossa vicenda attorno all'uso delle immagini trasmesse da FOX News rivela molto più di quanto avrebbero probabilmente immaginato i suoi protagonisti
di Andrea Rossato - Una piccola grossa vicenda attorno all'uso delle immagini trasmesse da FOX News rivela molto più di quanto avrebbero probabilmente immaginato i suoi protagonisti


Roma – Una vicenda che sta accendendo il dibattito americano sul ruolo dei media nel plasmare la coscienza politica dei cittadini è passata totalmente inosservata in Italia, nonostante alcuni particolari avrebbero potuto attirare la nostra attenzione.

Lo scorso 13 luglio è uscito negli Stati Uniti un documentario, prodotto da Robert Greenwald, dal titolo assai significativo: Outfoxed: Rupert Murdoch’s War on Journalism .

Preceduto da un articolo pubblicato sul Magazine domenicale del New York Times che ne ripercorre la genesi ed il processo produttivo, in esso si mostra la parzialità del network televisivo FOX News Co., il quale, nonostante la propria pretesa di equidistanza dagli schieramenti politici (“Fair and Balanced” è il suo motto) sarebbe invece impegnato in una vera e propria propaganda a favore dei repubblicani ed, in particolare, dell’amministrazione Bush.

Il network televisivo FOX News è di proprietà del magnate australiano dei media Murdoch, il quale possiede in Italia la televisione satellitare Sky.

Il documentario è certamente orientato politicamente ed il produttore, per realizzarlo, si è avvalso del contributo economico e della collaborazione di attivisti politici facenti capo ad un movimento liberal, MoveOn , apertamente schierato contro l’attuale amministrazione.

Come racconta il New York Times, il film è stato realizzato registrando, per circa sei mesi, tutte le trasmissioni di FOX News, poi analizzate dagli attivisti cui si accennava. Le parti che avvaloravano la tesi dell’imparzialità sono state poi riprodotte senza chiedere il consenso alla FOX (difficile immaginare, d’altro canto, che esso sarebbe stato prestato…). Oltre a tale materiale, si sono utilizzati documenti e memorandum interni, ottenuti da ex-dipendenti rimasti anonimi. Alcuni di questi documenti, invero, non potrebbero che far ritenere fondate le accuse mosse dal documentario. Ma non è questo l’aspetto che qui maggiormente interessa.

Il giorno successivo alla pubblicazione dell’anticipazione del New York Times, una nota di FOX News ammoniva circa l'”illegale violazione del diritto d’autore”, asserendo che “ogni impresa giornalistica che ritenga legittima questa storia si espone alla possibilità di vedere il materiale sul quale detiene diritti d’autore usato fuori dal suo contesto per ragioni di carattere partitico”.

Ovviamente l’utilizzo del materiale di FOX News ad opera di Robert Greenwald rientra nel concetto di libera utilizzazione (fair use, negli Stati Uniti), come ben spiegato da Lessig . E’ però degno di interesse vedere che la risposta alle critiche si fondi su di una pretesa violazione del copyright.

Non si deve pensare che un tale utilizzo del diritto d’autore, allo scopo di esercitare una forma di censura, sia una novità dei giorni nostri. Tale scopo sta infatti all’origine stessa di questo diritto. Maria I Tudor, la regina cattolica che successe al trono del protestante Eduardo VI, figlio di Enrico VIII, e restaurò la sua religione nel regno, introdusse nel 1556 lo statuto della Stationers’ Company, la corporazione degli stampatori, mediante il quale concedeva ad essa il monopolio sulla stampa dei libri, unitamente al potere di censurarli ed, eventualmente, bruciarli (per una ricostruzione storica si veda qui ). Lo scopo era da un lato quello di impedire la competizioni tra gli editori e, dall’altro, di consentire di esercitare un controllo preventivo sul contenuto delle opere che si andavano pubblicando.

Centocinquant’anni piú tardi, con lo Statute of Anne, si disse invece che il diritto d’autore aveva il solo scopo di consentire agli scrittori di poter vivere delle loro opere.

Ma il diritto d’autore perde il pelo. Non il vizio.

Andrea Rossato
(email: andrea.rossato AT ing.unitn.it)

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Pubblicato il 30 lug 2004
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