Musica, il computer indovina le hit

Musica, il computer indovina le hit

Perché ci sono canzoni che scalano rapidamente le classifiche e canzoni che non raggiungono mai le vette o vengono rapidamente dimenticate? Cosa guida i gusti della massa di consumatori? Una tecnologia lo sa, dice
Perché ci sono canzoni che scalano rapidamente le classifiche e canzoni che non raggiungono mai le vette o vengono rapidamente dimenticate? Cosa guida i gusti della massa di consumatori? Una tecnologia lo sa, dice


Barcellona – Fino ad oggi tutti i progetti dove si è tentato di adattare la rigida logica dei computer allo svolgimento di compiti creativi, quali la composizione di musica, la narrazione o la pittura, si sono rivelati – al di là del valore scientifico di queste sperimentazioni- dei perfetti fallimenti. Creatività e intelligenza artificiale sembrano vivere ancora su due opposte sponde, e nulla lascia intendere che le cose debbano cambiare a breve termine. Ma se i computer, anche i più potenti e sofisticati, non capiscono un’acca di arte, possono valutare la “bontà” di un’opera intellettuale? Qualcuno sembra esserne convinto.

Polyphonic HMI , una società spagnola specializzata in applicazioni di intelligenza artificiale, ha infatti sviluppato un software che, a suo dire, è in grado di stabilire “le potenzialità” di una canzone prima che questa venga pubblicata.

Secondo un articolo uscito sul Music Industry News Network (mi2n.com), “la nuova applicazione è per la musica quello che i raggi X sono per la medicina: consente alle etichette discografiche di visualizzare quei pattern matematici e quelle strutture della musica che fino ad oggi risultavano invisibili”.

La tecnologia di Polyphonic, battezzata con poca modestia Hit Song Science (HSS), analizza i modelli matematici alla base di ogni brano musicale e li confronta con quelli delle canzoni di maggior successo: la tecnologia, secondo la società spagnola, è in grado di isolare i singoli componenti chiave – come le trame melodiche, il ritmo, le progressioni armoniche o la pienezza del suono – che rendono la musica gradevole all’orecchio umano, valutando poi su queste basi il grado di popolarità che un brano può riscuotere una volta sul mercato. L’obiettivo è quello di fornire alle etichette uno strumento che possa guidarle nel processo di selezione della musica, evitando loro di buttare soldi in pezzi che, secondo le divinazioni del computer, promettono un flop.

L’accostamento tra analisi statistica e musica farà senza dubbio venire i brividi a molti, e in questo momento qualcuno starà probabilmente pensando – o sperando – che il software di Polyphonic sia l’ennesima ed effimera bufala informatica. Stando a quanto riportato da mi2n.com, pare invece che alcune delle più grosse case discografiche – Universal UK, Sony, RCA, J (del gruppo BMG) e Innocent (del gruppo EMI) – abbiano già avviato approfondite sperimentazioni sulla tecnologia e siano in trattative con Polyphonic per l’acquisto della relativa licenza d’uso.

“Dato che la tecnologia è così nuova e potenzialmente rivoluzionaria, all’inizio siamo stati accolti con naturale scetticismo, ma non appena gli stessi presidenti delle etichette hanno personalmente esaminato i report da noi generati sulla loro musica, i loro scetticismi sono spariti”. ha affermato Mike McCready, CEO di Polyphonic. “Stiamo aiutando le etichette ad incrementare la produttività vendendo musica ad un numero maggiore di persone e incrementando l’efficienza dei loro investimenti nel marketing”.

Polyphonic si è anche detta impegnata a collaborare con alcuni noti artisti e produttori per “aggiungere l’applicazione al processo creativo e farle isolare gli attributi importanti della musica che consentano la realizzazione di nuovi suoni e il fiorire di nuovi stili”.

Ma se il computer come “strumento” creativo viene già usato da anni in campo musicale, e questo senza troppi patemi d’animo da parte chi consuma musica, appare senza dubbio più difficile accettare che una fredda macchina ficchi il naso nei nostri gusti, li guidi, li stravolga, li reinventi e alla fine li vomiti sotto forma di zelanti e glassate melodie che, della musica, conservino solo il suono.

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Pubblicato il
28 feb 2003
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