Naming Authority: la mossa del gambero

Naming Authority: la mossa del gambero

La terza puntata dell'Osservatorio sulla NA porta in superficie quello che sta accadendo, anzi quello che non accade, in un momento critico per il futuro dell'organismo che decide le regole dei domini italiani
La terza puntata dell'Osservatorio sulla NA porta in superficie quello che sta accadendo, anzi quello che non accade, in un momento critico per il futuro dell'organismo che decide le regole dei domini italiani


Web – La scorsa assemblea della Naming Authority del 16 marzo 2001 si è chiusa con l’elezione di un comitato esecutivo incaricato di predisporre la proposta del nuovo statuto; quello statuto che negli auspici dell’assemblea dovrebbe dimostrare ai politici (che a più riprese hanno tentato di istituzionalizzare e statalizzare il governo della rete) che la Naming Authority è un ente serio, attivo, rappresentativo, etc. etc..

Per far fronte a tale importante e gravoso compito, l’assemblea aveva dato istruzioni al Comitato Esecutivo di nominare un comitato di esperti esterni che aiutassero, per i settori di loro competenza, a formulare la proposta da sottoporre all’assemblea. Infine, per rendere più rapide e trasparenti le operazioni di rilevamento della volontà dell’assemblea, al Comitato Esecutivo era stato dato mandato di studiare l’introduzione del voto elettronico per i membri della Naming Authority.

A due mesi e mezzo dall’assemblea può farsi un primo bilancio del lavoro svolto dalla dirigenza della Naming Authority per dimostrare ai politici e al mondo di non essere una “assemblea studentesca”, come il senatore Passigli l’aveva spregevolmente definita.

Il risultato è senz’altro positivo. I dirigenti della Naming Authority, più che chiassosi studentelli, si sono rivelati seri e fini politici; dei veri esperti nell’applicazione del principio gattopardiano per cui tutto deve cambiare perché tutto rimanga come prima.

Leggendo i verbali delle riunioni del Comitato Esecutivo, non si ha certo l’impressione che i suoi componenti si stiano ammazzando di lavoro per preparare il nuovo statuto. Nelle due sole riunioni svolte finora dal nuovo CE, il futuro statuto è stato utilizzato unicamente per respingere qualsiasi proposta di innovazione sostanziale alle regole di naming, dicendo, in sostanza, che è prima necessario stabilire le linee guida dello statuto e poi por mano alle modifiche delle regole. Ma quali siano queste linee guida dello statuto non è dato saperlo, in quanto il Comitato Esecutivo – stando ai verbali in linea su http://www.nic.it/NA/exec/index.html – ha parlato di tutto meno che del nuovo statuto.

Qualcuno potrebbe pensare che ciò non sia stato fatto perché sul nuovo statuto erano già al lavoro i consulenti esterni che il CE aveva il potere di nominare. Niente di tutto questo. Nonostante molte persone si siano offerte per tale opera, il CE non ha minimamente discusso l’argomento o nominato alcun esperto esterno, sicchè la situazione attuale è esattamente quella che era due mesi e mezzo fa.

L’unica cosa che il CE in due mesi è riuscito a chiarirsi sul nuovo statuto è che per esso è necessaria una stretta collaborazione con la RA. Si legge infatti nel verbale dell’ultima riunione: “Il CE, dopo aver discusso su come proseguire l’attività di revisione dello statuto, giunge alla conclusione che non sia possibile procedere immediatamente all’istituzione del gruppo di lavoro per il quale sono state richieste le candidature, ma che sia necessario in precedenza giungere alla condivisione almeno di alcuni punti base riguardanti la nuova struttura e le nuove caratteristiche della NA. Visto che la RA ha più volte espresso idee e suggerimenti sul nuovo assetto della NA, si ritiene opportuno organizzare durante la prossima riunione del CE un incontro diretto con i vertici della RA e della NA”.

Cosa che lascia piuttosto stupiti. La RA conta nel Comitato Esecutivo ben due persone che, verrebbe da pensare, dovrebbero esprimere il punto di vista della RA stessa. Ma, evidentemente, per sapere il parere della RA al CE non bastano Daniele Vannozzi o Stefano Trumpy (egli stesso ex direttore dello IAT), ma è necessario udirlo personalmente dalla bocca dell’attuale direttore! Quanto poi al “vertice della NA”, visto che è il Comitato Esecutivo che prende le decisioni, dovrebbe intendersi la presidenza e la vicepresidenza (Giovanni Battista Frontera e Claudio Allocchio); che non si capisce però bene a che titolo siano ascoltati, visto che secondo lo statuto non hanno ufficialmente alcun potere decisionale, ma solo rappresentativo e, quanto al presidente, di controllo.

Volendo pensare male, qualcuno potrebbe insinuare che la dirigenza della NA e la RA si stiano più che altro dando da fare per traghettarsi (la dirigenza, non la NA) in quella commissione per l’accesso ad internet che nei disegni di legge preelettorali avrebbe avuto potere di vita e di morte sulla registrazione dei domini in Italia.

Sbaglierebbe comunque il lettore se ritenesse che l’attività del nuovo CE sia stata volta soltanto all’insabbiamento del nuovo statuto. Dato che lo spunto alle iniziali proposte di legge Passigli era stato dato dall’asserita incapacità della Naming Authority a combattere il cybersquatting, il nuovo Comitato Esecutivo si è dato da fare per ripristinare a favore dei politici il pretesto originario sui cui Passigli aveva giustificato le sue proposte di legge.


Il Comitato Esecutivo 1999/2000, diretto da Maurizio Codogno aveva introdotto, verso la fine del mandato, le procedure di riassegnazione (MAP), strumento già adottato da ICANN per i domini.com.net.org. Le procedure hanno avuto un certo successo (una cinquantina sino ad oggi i nomi a dominio sottoposti alle MAP) e hanno comunque reso molto meno conveniente e appetibile l’accaparramento dei nomi a dominio. Ecco quindi che il nuovo CE ha pensato bene di intervenire per spuntare il più possibile questa arma contro il cyber squatting; e lo ha fatto in ben tre modi: 1) escludendo i soggetti extracomunitari dalla possibilità di ricorrere alle procedure di riassegnazione (prima, chiunque poteva farlo indipendentemente dalla sua nazionalità); 2) escludendo la sola revoca del nome a dominio come possibile esito della procedura (con ciò discostandosi dai principi sanciti da ICANN e obbligando il ricorrente a registrare anche nomi a domini non desiderati); 3) triplicando i tempi nei quali chi abbia perso una procedura di riassegnazione può bloccarne l’efficacia ricorrendo al giudice ordinario.

Per la verità qualcuno, in lista NA, ha criticato tali decisioni; ma essendo il veto presidenziale questione discrezionale, ovviamente non è stato posto, anche se il numero di chi lo chiedeva era maggiore di quelli che si sono espressi a favore della modifica introdotta dal CE.

Dopo di che, il vuoto. Nessuna notizia di ulteriori lavori del CE, che dopo esser partito di gran carriera riunendosi una prima volta appena 5 giorni dopo l’assemblea, si è poi riunito a Bologna oltre un mese dopo (27 aprile 2001) e poi non ha più dato notizie di sè. Maggio e la prima settimana di giugno sono trascorsi, e nessuna convocazione del CE è ancora apparsa sulla lista.

Di questa allegra corsa all’insabbiamento con cui la dirigenza della NA conta di finire nelle braccia della RA prima, in seno alla commissione per l’accesso ad internet poi, sembra rendersi conto soltanto il buon Sergio Griffini, di cui lucide quanto inascoltate analisi sulla lista ITA-PE gli hanno valso a buon diritto il titolo di Cassandra della Naming Authority.

Ma il resto della NA sembra ormai disinteressato. Del nuovo statuto, delle nuove regole senza lettera di AR di cui si discuteva in lista mesi fa non parla più nessuno. Anche gli avvocati ultimi entrati che si erano gettati in disquisizioni su marchi, procedure di riassegnazione e via dicendo tacciono. Che sia la quiete prima della tempesta?

Staremo a vedere, anzi ad osservare.

The Observer

I precedenti articoli di The Observer:
La scalata alla Naming Authority
Naming Authority, golpe riuscito?

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Pubblicato il
13 giu 2001
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