Washington (USA) – Porte aperte alla sperimentazione ed alla produzione di nanocomponenti, nell’elettronica di consumo così come nella chimica farmaceutica, ma con moderazione ed estrema cautela . La comunità scientifica degli Stati Uniti, prima al mondo per investimenti in ricerca nanotecnologica ed iniziatrice degli studi sull’ ecocompatibilità dei nanomateriali , condivide i dubbi espressi da Carlo d’Inghilterra e richiede l’intervento del governo per tutelare l’ambiente dall’esplosione dell’industria nanotecnologica.
Un boom , dichiarano alcuni esperti recentemente intervistati dal Washington Post , previsto per il 2015 e che darà il via ad un pantagruelico giro d’affari, quantificato in oltre 1000 miliardi di dollari l’anno . “Attualmente il governo sta affrontando la questione senza grinta sufficiente”, lamenta Jennifer Sass, ex-consigliere del direttivo EPA , l’agenzia statunitense per la tutela dell’ambiente.
La Sass si è dimessa proprio perché gli Stati Uniti, nonostante l’invidiabile produzione nazionale di circa 800 nanocomponenti , non sono riusciti a dotarsi di regole precise per la prevenzione dei danni causati dalle nanotecnologie. Danni ben noti ma ignorati dal governo , sostiene Fanqing Frank Chen, ricercatore presso l’ Università di Berkeley : al giorno d’oggi esistono test sperimentali condotti su mammiferi e pesci che evidenziano come alcuni nanomateriali utilizzati dalla grande industria causino danni permanenti , “ulcere ed infiammazioni agli organi”, in particolare ai tessuti dell’apparato respiratorio.
I nanotubi al carbonio , utilizzati nella produzione di schermi LCD d’ultima generazione, causano addirittura “apoptosi cellulare”, sostiene Chen. In pratica, i nanotubi attivano il gene suicida iscritto all’interno di alcune cellule animali, raddoppiandone la possibilità di morte prematura. “Il problema non è nei nanocomponenti in sé”, sottolinea Chen, “poiché sono solitamente stabili: il problema è nella loro produzione, nel rischio di fughe catastrofiche all’interno dell’ambiente”.
Le nanotecnologie vanno fermate , come sostengono autorevoli ricercatori ? La situazione sembra raggiungere lentamente un livello critico che impone una lunga riflessione pubblica sull’argomento.
Gli Stati Uniti stanno spendendo una cifra compresa tra il 10-20% dei finanziamenti destinati alla ricerca nanotecnologica per studiarne gli effetti sull’uomo. “E’ ancora troppo poco”, dichiarano i portavoce di Enviromental Defense , “l’allarme è già scattato e dobbiamo agire in maniera più decisa per capire gli effetti delle nanotecnologie sull’ecosistema”.
Tommaso Lombardi