Napoli: no no, niente Linux, grazie

Napoli: no no, niente Linux, grazie

Suscita polemiche la retromarcia del Comune: un ordine del giorno per la diffusione del software libero viene azzoppato. Troppo complicato, troppo dispendioso. Meglio un accordo per Windows e MS Office
Suscita polemiche la retromarcia del Comune: un ordine del giorno per la diffusione del software libero viene azzoppato. Troppo complicato, troppo dispendioso. Meglio un accordo per Windows e MS Office

Napoli – Perché alterare la sublime armonia di una pubblica amministrazione incardinata nel software proprietario, con la caotica variabile del software libero? È difficile trovare una risposta a questa domanda solo se si siede nella giunta comunale napoletana. La Giunta, nonostante un ordine del giorno dello scorso febbraio che imponeva la sperimentazione di Linux e open source ora ci ha ripensato .

NoTux Ne parla un articolo de ilMattino apparso nei giorni scorsi e ripreso da Gnuvox , che ricorda come l’ordine del giorno nasceva dalla convinzione di alcuni esponenti della maggioranza di poter risparmiare fino a un milione di euro di licenze software . Un ordine del giorno in cui il Consiglio comunale impegnava la Giunta “a predisporre le opportune azioni e proposte per accedere al fondo per il sostegno agli investimenti per l’innovazione negli enti locali, attivando la sperimentazione delle applicazioni software a codice aperto; ad utilizzare le stesse per la digitalizzazione del Comune di Napoli”.

Ma le cose non sono andate come sperato. Al punto che la scorsa estate, il 19 luglio, l’assessore con delega alle Reti telematiche, Donata Rizzo D’Abundo, presentava un accordo con Microsoft che prevede un impegno pluriennale, una spesa per licenze di circa un milione di euro e la possibilità per i dipendenti del Comune di usare i software Microsoft a casa. Una proposta poi diventata una delibera, firmata più o meno da tutta la Giunta comunale, “con l’eccezione degli assenti”, nota il quotidiano napoletano, vale a dire Cardillo, Laudadio, Mola, Oddati, Ricco e Valente. Tra i promotori del progetto viene citato in particolare Gianluca Giannelli, dirigente del Servizio sviluppo organizzativo, che a detta del consigliere del PD Francesco Nicodemo “è stato negli Stati Uniti per definire alcuni particolari dell’intesa e ci risulta che tornerà negli States, in particolare a Seattle”, sede di Microsoft.

La delibera non è però piaciuta a tutti i consiglieri: lo stesso Nicodemo e il collega Rosario Giudice presentano così in pieno agosto una interrogazione in cui si chiede in quali tempi si intenda far partire la sperimentazione con il codice aperto. D’Abundo – ricostruisce ilMattino – risponde all’interrogazione sostenendo l’opportunità dell’acquisto dei programmi proprietari, e spiega: “Si deve far considerare al Consiglio che si tratta di una materia che necessita di essere compresa e condivisa come processo di natura culturale e politica, oltre che tecnologica”. Ma non finisce qui: nei giorni scorsi tornano all’attacco in commissione Sviluppo e Innovazione numerosi consiglieri di tutti i partiti, che ottengono la sperimentazione al Consiglio comunale ma non in Giunta.

Proprio al quotidiano napoletano la stessa D’Abundo spiega ora che per l’open source “serve una seria formazione del personale che dovrà utilizzare i nuovi programmi, occorrerebbe aggiornare l’intero parco informatico del Comune che utilizza un codice privato. Non è possibile attuare il passaggio ai programmi open source con rapidità”.

L’open source sui computer del consiglio è quindi un “fatto graduale”. D’Abundo parla della scelta del Pinguino come di un “inizio di un percorso che, però, dovrà essere ben ponderato”. E ribadisce che l’intesa con Microsoft riguarda l’acquisto di licenze software: “Come amministratrice ho il compito di curare quello che già c’è piuttosto che pensare a quello che potrebbe esserci”. E spiega: “Non posso buttare tutto a mare se il parco informatico municipale utilizza un codice privato. Bisogna avere cautela prima di introdurre qualcosa che ancora non è conosciuto”. Ed insiste: “Noi abbiamo anche un portale e per questo dobbiamo tener presente che gli utenti potrebbero aver problemi con gli open source. Sarebbe una scelta d’élite”. Sul software Microsoft a casa dei dipendenti si chiede se è una scelta in vista del telelavoro . D’Abundo spiega: “No, per adesso no”.

Una retromarcia, quella della Giunta napoletana, che in rete proprio non piace . Tra gli altri, Alessandro Bottoni sottolinea , tra le varie cose, “anche lasciando perdere Linux, cosa impediva al Comune di Napoli di adottare OpenOffice? Questa suite di programmi per l’ufficio, completamente gratuita, aperta ed aderente agli standard, gira anche su Windows e viene usata da anni da milioni di persone, senza che abbiano ricevuto nessuna formazione specifica”.

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Pubblicato il
29 nov 2007
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