NASA, il futuro in un nastro vecchio di 40 anni

NASA, il futuro in un nastro vecchio di 40 anni

L'Agenzia spaziale vuole la Luna, ma deve poter accedere a informazioni che si credevano perdute per sempre. Partita la missione recupero, l'esito è incerto
L'Agenzia spaziale vuole la Luna, ma deve poter accedere a informazioni che si credevano perdute per sempre. Partita la missione recupero, l'esito è incerto

In certi vecchi nastri magnetici la NASA nasconde dati che potrebbero condizionare grandemente i suoi futuri progetti lunari. Se il tempo uccide i dati digitali non adeguatamente conservati, ora NASA deve riuscire in una missione assai complicata: recuperare le informazioni contenute in un un “drive” grosso come un frigorifero. Nastri di 40 anni fa .

la luna Sono in tutto 173 le bobine che l’agenzia spaziale statunitense aveva riempito riversandovi sopra le informazioni provenienti dai “dust detector”, i rivelatori della polvere lunare inventati dal fisico Brian O Brien e installati sui LEM delle missioni Apollo 11, 12 e 14. Quei nastri erano stati poi replicati presso la Sydney University, dove O Brien aveva avuto accesso ai dati e ne aveva tratto alcuni studi che al tempo (siamo negli anni 60-70) non ricevettero particolare attenzione da parte della comunità scientifica .

Ma ora che la NASA intende riportare l’uomo sulla Luna, e si è diffusa la consapevolezza che “la polvere è il problema ambientale numero uno” sul satellite terrestre, dice lo stesso O Brien citando l’ultimo astronauta ad essere stato lassù, quelle informazioni potrebbero rivelarsi assai preziose. Il problema è che per la NASA i 173 nastri sono andati perduti prima della loro corretta archiviazione .

La rivelazione della perdita è stata fatta solo due anni fa, ma secondo lo scienziato si tratta di un evento accaduto molto tempo prima. Quando ha scoperto il caso, Guy Holmes della società australiana SpectrumData ha contattato O Brien e gli ha offerto il proprio aiuto. Da quel momento i nastri di “backup” sono stati posizionati in una stanza a temperatura controllata, in sostanza sotto freezer, in attesa di venire a capo della faccenda .

Troppo vecchi e delicati i nastri per potervi estrarre le informazioni, almeno con le tecnologie a disposizione oggidì. Tutto è cambiato quando Holmes ha scovato un lettore di nastri magnetici IBM della serie 729 Mark 5 , conservato presso l’ Australian Computer Museum Society con tutta la sua ingombrante presenza da frigorifero elettronico antidiluviano e i 40 anni di vita sulle spalle di metallo . Il museo ha accettato di prestare il “drive” a SpectrumData, e ora i tecnici sono a lavoro per cercare di recuperare le informazioni dai nastri della NASA.

Holmes non si schernisce e dice chiaramente che “sarà un lavoro da fare su misura per renderlo funzionante di nuovo (il drive IBM 729, ndr). Sicuramente non sarà semplice, c’è un bel po’ di circuiteria lì dentro, è vecchio, non è pulito come dovrebbe essere e c’è parecchio lavoro da fare”. Se tutto andrà per il meglio il dispositivo dovrebbe essere funzionante entro il prossimo gennaio. A quel punto i dati saranno recuperati entro una settimana, rivelando quello che la NASA ha snobbato per quasi 40 anni e che ora potrebbe contenere una delle chiavi per il successo della prima colonizzazione umana della Luna.

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 12 nov 2008
Link copiato negli appunti