NASA, razzi stampati in 3D

NASA, razzi stampati in 3D

L'agenzia spaziale statunitense adotta le tecniche di stampa 3D per risparmiare sui costi e ridurre i tempi di produzione delle parti meccaniche. Nel frattempo, in Giappone la stampa 3D si usa per le miniature personali
L'agenzia spaziale statunitense adotta le tecniche di stampa 3D per risparmiare sui costi e ridurre i tempi di produzione delle parti meccaniche. Nel frattempo, in Giappone la stampa 3D si usa per le miniature personali

Le mirabolanti promesse della stampa 3D debuttano nei laboratori NASA, con l’agenzia spaziale statunitense che comunica l’intenzione di adottare tecniche di modellazione laser a strati per realizzare alcune delle parti meccaniche dei motori spaziali di prossima generazione.

NASA definisce la “sua” tecnica di stampa 3D come “selective laser melting”, un processo in cui un laser ad alta potenza “fonde” in maniera selettiva polvere metallica nel punto in cui l’oggetto fisico deve avere specifiche caratteristiche tridimensionali.

Partendo da modelli computerizzati della parte da stampare, il sistema laser salda la polvere metallica strato per strato, generando componenti dotati di ogni sorta di geometria complessa e con proprietà meccaniche estremamente precise.

Pensato specificatamente per favorire il completamento del progetto SLS (Space Launch System), il sistema di stampa laser di NASA ha tra i suoi vantaggi immediati il risparmio del costo di fabbricazione delle parti e la non meno notevole riduzione del tempo necessario alla stampa dei componenti – si passa da mesi a settimane o persino a “giorni”, confermano dalla NASA.

E per quanto riguarda la sicurezza nell’uso dei componenti stampati, l’agenzia statunitense ha intenzione di mettere alla prova la loro resistenza strutturale in un test ad alte temperature con l’engine J-2X (parte dello stadio superiore del sistema di lancio SLS).

Gli USA impiegano la stampa 3D per risparmiare sulla nuova “corsa” allo spazio profondo, mentre in Giappone una società privata intende servirsi delle tecniche di modellazione laser in una “cabina per fototessere” temporanea. Con la differenza (sostanziale) nel fatto che l’installazione scansiona una persona 15 minuti ricavandone poi un modellino tridimensionale alto fra i 10 e i 20 centimetri.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
13 nov 2012
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