San Francisco (USA) – Ha sollevato scalpore l’annuncio di Yahoo! di chiudere le aste di oggetti nazisti su tutti i propri siti. Ha destato stupore perché nelle scorse settimane, dopo la sentenza di un giudice parigino che aveva condannato l’azienda, il sitone aveva preannunciato battaglia e negli ultimi giorni aveva confermato questa linea di condotta.
La “mossa” di Yahoo va incontro alle richieste delle associazioni ebraiche francesi che hanno ottenuto quella sentenza e mette fine a mesi di aspre polemiche che si sono abbattute sul portalone.
Secondo alcuni, in prima fila quelli del sempre ottimo Slashdot, hanno però stigmatizzato la decisione di Yahoo, equiparata a “mettere la testa nella sabbia”. Sulle aste del sito, che secondo i progetti di Yahoo! diverranno presto a pagamento, rimangono disponibili numerosissimi oggetti, come le bandiere confederali americane, che fanno parte dell’immaginario razzista o xenofobo. C’è chi dice che se vengono chiuse le aste di oggetti nazi allora dovrebbero essere chiuse tutte le aste di oggetti che, come quelli, suscitano indignazione. Una “missione”, com’è ovvio, decisamente improba.
Ciò che colpisce è anche il fatto che Yahoo! abbia insistito, nell’annunciare che dal 10 gennaio quelle aste verranno chiuse, sul fatto che la decisione non è stata presa in conseguenza della sentenza di Parigi. Parole il cui senso, secondo qualcuno, sarebbe stato distorto dalla sabbia in cui la testa del portalone si sarebbe infilata.