Kuala Lumpur (Malaysia) – Un vascello iper-tecnologico in cui trovano posto venti computer collegati ad Internet via satellite o altre tecnologie wireless. Una barca che tra pochi mesi inizierà a scendere lungo il fiume Rajang, un fiume che si spinge nella giungla del Borneo e sul quale si affacciano numerosi villaggi rurali.
Gli ideatori della “Internet boat” sono quelli dell’Università malese di Sarawak che hanno già messo in piedi altri progetti “alternativi” di diffusione della conoscenza delle nuove tecnologie. In questo caso, l’idea non è quella di “alfabetizzare” quanto di far toccare con mano Internet anche in alcune delle zone più remote del paese per far vedere agli abitanti dei villaggi gli strumenti che nei prossimi anni raggiungeranno anche loro.
Il vascello, costato 263 milioni di dollari, fa seguito all’iniziativa del 1999 nota come “Unità di internet mobile”, un altro progetto universitario realizzato con un autobus riadattato a “laboratorio Internet” e attrezzato per viaggiare nelle scuole dei villaggi nell’area della capitale malese Kuala Lumpur. Ma all’Università non sono nuovi a vere e proprie imprese per portare i computer in zone rurali, come accadde qualche tempo fa quando furono utilizzati dei bufali per trasportare le macchine fino agli altopiani del Kelabit.
La Malaysia, governata da una dittatura, da tempo sta cercando di dare impulso nel paese all’utilizzo delle nuove tecnologie come fonte di sviluppo, e in questo senso si inquadra anche il costosissimo e contrastato progetto del Supercorridoio, una zona che secondo il regime dovrebbe diventare la “Silicon Valley” malese. Oggi circa il 9 per cento della popolazione di poco più di 23 milioni di abitanti, ha accesso ad Internet, ben al di sotto di quanto accade in paesi vicini e più ricchi, come Singapore, dove quel dato è al 30 per cento.